I voucher cambiano: ai ragazzi giovani e giovanissimi piace spesso fare dei lavori occasionali durante il week end: chi è di bella presenza, ad esempio, viene chiamato per fiere ed eventi per fare lo steward, mentre le ragazze vengono preferite per attività di hostess, ragazza immagine o marketing one to one.
Tutti questi lavori, molto ben retribuiti in proporzione al numero delle ore di lavoro, sono pagati tramite i Voucher o buoni lavoro: cosa cambierà nel 2017? Tutte le proposte di riforma sui buoni lavoro dell’Inps.
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Cosa succede a lavoratori ed aziende che non possono più usare i Voucher dal 2018
Questo, in teoria. Nella realtà però, l’abolizione dei voucher potrebbe portare a 2 logiche conseguenze:
- Il ritorno del lavoro nero per quei lavoratori saltuari per cui i voucher erano stati creati
- L’assunzione di alcuni lavoratori di grandi aziende dove l’uso dei voucher è stato improprio.
Fino al 31 dicembre 2017 comunque, i voucher sono validi e seguono queste regole:
Voucher: cosa sono e come si usano
I voucher sono dei buoni di lavoro che attestano l’avvenuta prestazione occasionale e corrispondono ad una certa cifra di denaro. Alcuni sportelli bancari ed alcuni esercizi commerciali come le tabaccherie sono convenzionati per cambiare questi voucher in contanti, percependo una piccola commissione sul cambio da parte dello Stato. I giovani che svolgono prestazioni occasionali sono spesso pagati con questa modalità , che permette al ragazzo di avere subito in mano, in contanti, la cifra ottenuta. I voucher sono molto comodi anche dal punto di vista fiscale perché sono onesti e tracciabili: nulla a che vedere con le abitudini di molti esercizi commerciali (soprattutto nel mondo della ristorazione) che tirano fuori l’incasso della serata dal registratore di cassa e mettono in mano ai giovani il compenso del giorno senza preoccuparsi di dare loro una regolamentazione contrattuale.
Purtroppo, però, i voucher nascono come pagamento per una prestazione solo e soltanto occasionale (come può essere un cameriere in più in una serata in cui il ristorante è pieno, una hostess o una promoter per un week end e altri tipi di lavoro a brevissimo termine) ma molti datori di lavoro finora se ne sono approfittati per evitare di mettere in regola i propri dipendenti e dover versare migliaia di euro l’anno di contributi previdenziali. Dal 2015 all’inizio del 2016, infatti, l’emissione di voucher è cresciuta di 35 punti percentuali rispetto all’anno precedente: questo significa che quasi 4 datori di lavoro su 10 in più rispetto all’anno passato hanno usufruito di questo tipo di pagamento. Possibile che fossero tutte prestazioni occasionali in situazioni di emergenza?
Per questo motivo la riforma voucher Inps 2017 voluta dal ministro Poletti rischia di far saltare la copertura con voucher a moltissimi mestieri che finora avevano questo metodo di pagamento assicurato.
Le proposte di riforma dei voucher 2017
La riforma del 2017 prevede sicuramente un atteggiamento più proibizionista nell’uso dei voucher: questo significa che potranno usarli meno aziende e potranno beneficiarne meno persone.
Ma cosa cambia veramente con questa riforma? Chi potrà ancora usare i voucher e chi dovrà rinunciarci?
Ci saranno innanzitutto degli standard da rispettare perché la prestazione possa essere definita veramente occasionale e quindi retribuita con voucher:
- le ore lavorative. Di tutte le ore di lavoro che vengono svolte in un’azienda, solo un massimo del 10% potrà essere retribuita con voucher;
- i giorni mensili. Se una collaborazione si protrae per più di dieci giorni in un mese essa va portata ad una situazione contrattuale di stabilità . Il mese non si calcola in modo solare ma dall’inizio della prestazione (in modo da far valere le prestazioni occasionali che si svolgono a cavallo tra due mesi, come la vendemmia, che si fa tra settembre e ottobre, oppure i lavori svolti durante le feste natalizie, che interessano il mese di dicembre e quello di gennaio);
- il totale di reddito percepito con voucher, che non potrà superare i 1000 o 1500 euro (la proposta è ancora in fase di discussione).
Il problema dell’occasionalità e le pressioni dei sindacati
I voucher sono sempre stati un modo ben collaudato per retribuire le prestazioni occasionali: il problema è che non è mai stata veramente fissata una soglia che discriminasse tra cosa è occasionale e cosa no. Raccogliere pomodori è altrettanto occasionale che fare la hostess a una fiera? Quante ore di lavoro giornaliere o mensili sono necessarie per fare il discrimine tra lavoro occasionale e prestazione di collaborazione continua?
I sindacati si sono fatti queste domande, e soprattutto la Cgil ha spinto per una revisione delle proposte di riforma. Secondo il sindacato di Camusso, infatti, le restrizioni sul pagamento in voucher rischiano di riportare in auge l’illegalità , soprattutto nelle zone rurali o negli esercizi di ristorazione, dove si potrebbe preferire pagare direttamente in contanti (e troppo poco) i lavoratori se la soglia dei voucher fosse troppo bassa. Secondo la Cgil i datori di lavoro, inoltre, potrebbero retribuire in voucher il minimo indispensabile per non essere sanzionati, passando poi in nero il resto del compenso al lavoratore. Questo creerebbe degli squilibri con i lavoratori contrattualmente regolari, che percepiscono l’intero stipendio in busta paga, e potrebbero percepire come ingiusto il dover pagare le tasse su un certo reddito regolare mentre altri lavoratori percepiscono del denaro non tracciabile.