Il rincaro dei generi alimentari, dell’energia e delle materie prime ha colpito ormai tutti i settori e le conseguenze sono percepibili per tutti. Infatti, la congiuntura attuale ha visto un aumento notevole sui prezzi dei generi alimentari di prima necessità, come pane, latte, pasta che negli ultimi mesi sono schizzati alle stelle.
Misurare l’inflazione, però, non è semplice perché si deve cogliere un aumento dei prezzi generalizzato, cioè riferito a un ampio numero di beni e servizi rappresentativi delle abitudini di consumo della popolazione.
Per questo l’inflazione si misura attraverso la costruzione di un indice dei prezzi al consumo, una media dei prezzi di un insieme di beni e servizi chiamato paniere, che rappresenta il cestino della spesa degli italiani. La media tiene conto dell’importanza dei singoli prodotti e servizi sul totale della spesa. La variazione dell’indice misura la variazione generalizzata dei prezzi, cioè l’inflazione (in caso di aumento) o la deflazione (in caso di diminuzione).
Quindi, se leggiamo che a novembre del 2022 l’inflazione in Italia è stata pari al 12,5% su base annua, vuol dire che tra novembre 2021 e novembre 2022 la media dei prezzi dei beni e servizi del paniere è aumentata del 12,5%.
Quali sono le conseguenze in Italia
L’aumento dei prezzi diminuisce in buona sostanza il potere d’acquisto delle famiglie e quindi il valore reale dei salari. E a questo proposito, in Italia, cosa sta succedendo?
Da una recente analisi condotta dall’OCSE emerge che i salari italiani hanno perso potere d’acquisto rispetto a trent’anni fa e continuano ad essere fanalino di coda nella classifica dei Paesi europei.
Mentre in Europa gli aumenti salariali più consistenti si sono registrati nei paesi dell’ex blocco sovietico come Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, dove il salario medio annuale è raddoppiato a parità di potere d’acquisto, e nei paesi baltici come Estonia, Lettonia e Lituania dove tra il 1995 e il 2020 i salari sono più che triplicati, l’Italia è l’unico Paese europeo ad aver assistito ad una contrazione del potere d’acquisto delle buste paghe, più precisamente del -2,90%, dal 1990 fino ad oggi.
La cosa che sorprende, stando ai calcoli dell’ISTAT, l’istituto Nazionale di Statistica, è che il potere d’acquisto dei salari dei lavoratori italiani è oggi sostanzialmente pareggiato rispetto a quello di trent’anni fa, nonostante la percezione generale sia stata di una sostanziale perdita di potere d’acquisto.
Per capire la variazione delle retribuzioni reali bisogna convertire il valore del 1990, nel valore equivalente in euro del 2022 attraverso il Calcolatore delle rivalutazioni monetarie fornito dall’ISTAT. Ad esempio 1.000.000 di lire del 1990, che potevano rappresentare un salario medio ragionevole, oggi, a parità di acquisto, varrebbero 1200€, che nulla ha a che vedere con il cambio in euro che ammonterebbe a circa 516€.
Infatti, come già ripetuto, in questi 30 anni c’è stato un aumento dei salari che secondo la ricerca dell’OCSE non ha sostanzialmente migliorato la capacità di acquisto dei salari, addirittura peggiorandola leggermente.
Quindi, nonostante il sostanziale pareggio negli anni del potere d’acquisto dei salari, rimane preponderante il fatto che in Italia esista una questione salariale da sanare. La cosa interessante da constatare, invece, è che la stagnazione dei salari non è “tutta colpa dell’inflazione” ma che altri importanti fattori come disoccupazione, fuga di cervelli, cuneo fiscale e dispersione scolastica entrano in ballo nell’evoluzione dei salari in Italia.
Quando l’inflazione rappresenta un vantaggio
Volendo vedere il lato positivo della questione, ci sono casi in cui l’inflazione può addirittura rappresentare un vantaggio per le finanze, come ad esempio nel caso in cui vi fosse necessità di chiedere un prestito per realizzare un progetto importante. Ma in che modo l’inflazione può rappresentare un vantaggio?
Richiedere oggi un prestito, di fatto, può risultare una mossa vincente perché permette di sfruttare il denaro al valore di mercato attuale e restituire nel tempo rate molto più leggere, proprio perché, a conti fatti, gli interessi che si pagano oggi tra 10 anni verranno notevolmente compensati dall’inflazione che farà svalutare il denaro.
Per questo motivo, se si ha necessità di richiedere un prestito, bisognerebbe approfittarne proprio ora che è possibile sfruttare le criticità del periodo storico a proprio favore.
E nel mondo dei prestiti? Quali sono le opportunità da cogliere?
Le opportunità dal mondo dei prestiti
I prestiti in Convenzione INPS o NoiPA, basati sulla formula tecnica della Cessione del Quinto dello stipendio o pensione, sono frutto di accordi diretti con gli enti di riferimento, che tutelano a monte i prezzi sul mercato e che, diversamente da prestiti personali e dai mutui, sono meno soggetti a variazioni importanti legate all’andamento del mercato, garantendo in questi mesi di forte instabilità, tassi concorrenziali, sostenibili e sempre fissi.
Infatti, la Cessione del Quinto dello stipendio o della pensione, stando ai dati ufficiali, è la forma di finanziamento che ha dimostrato l’andamento di mercato più regolare nel corso degli ultimi due anni, non avendo sofferto neppure del calo delle erogazioni che ha caratterizzato, ad esempio, i prestiti personali con l’insorgere della pandemia.
In un contesto attuale di tassi di mercato in rapida crescita, i prestiti in Convenzione con Cessione del Quinto continuano, quindi, a rappresentare un valido strumento di sostegno alla liquidità delle famiglie italiane.
Per questo, se si continua a rimandare un progetto importante, una spesa necessaria come l’acquisto di un’auto per andare a lavoro o la riparazione di un guasto in casa per il timore di costi eccessivi legati al rialzo tassi, con un Prestito in Convenzione INPS o NoiPA non si avrà molto da temere.
I tassi soglia di questa tipologia di prestiti, infatti, vengono definiti dalla Banca D’Italia attraverso un calcolo stabilito per legge, dove si determina il limite massimo di tasso di interesse applicabile. Le Convenzioni stipulate con gli enti di riferimento, poi, che sono l’INPS per i pensionati e i ministeri per i dipendenti, permettono alle categorie in questione di ottenere finanziamenti a tassi calmierati e ancora più vantaggiosi di quelli stabiliti da Banca d’Italia.
Esistono professionisti come Prestiter, leader nazionale del settore da 25 anni, che hanno creduto nelle Convenzioni fin dal momento della loro istituzione a tutela dei clienti. Inoltre, ad una tipologia di prestito già di per sé molto vantaggiosa, Prestiter aggiunge anche il vantaggio esclusivo dell’Offerta a Zero Spese anticipate, un’assistenza di primissimo livello e una consulenza professionale contro il rischio di sovraindebitamento. Per approfittarne subito basta andare sul sito www.prestiter.it e compilare il modulo.