La Direttiva Case Green è una normativa europea volta a promuovere la sostenibilità energetica nel settore degli edifici residenziali. Approvata con l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra e promuovere l’efficienza energetica, la direttiva stabilisce standard e obiettivi chiari per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici.
Ecco alcuni punti salienti della direttiva:
- Obiettivi di prestazione energetica: Entro il 2030, tutti gli edifici residenziali dovranno raggiungere almeno la classe di prestazione energetica E. Questo significa che dovranno essere implementate misure per migliorare l’efficienza energetica degli edifici, come l’isolamento termico, l’installazione di finestre ad alta efficienza energetica e l’adozione di sistemi di riscaldamento e raffreddamento efficienti.
- Miglioramento graduale: Successivamente, entro il 2033, gli edifici residenziali dovranno migliorare ulteriormente le loro prestazioni energetiche, raggiungendo almeno la classe di prestazione energetica D. Questo implica un impegno continuo nel rendere gli edifici più efficienti dal punto di vista energetico.
- Edifici a emissioni zero: A partire dal 2028, tutti i nuovi edifici residenziali dovranno essere realizzati con emissioni zero. Questo significa che gli edifici dovranno essere progettati e costruiti in modo tale da minimizzare o eliminare completamente l’impatto ambientale derivante dal loro utilizzo in termini di emissioni di gas serra.
La Direttiva Case Green rappresenta un passo significativo verso la creazione di un parco edilizio più sostenibile ed efficiente dal punto di vista energetico. La sua attuazione richiederà un impegno da parte dei governi, delle imprese edili e dei proprietari di immobili, ma porterà a benefici ambientali a lungo termine, tra cui una riduzione delle emissioni di carbonio e un maggiore risparmio energetico.
Articolo realizzato con la collaborazione di Calored assistenza caldaie a Roma : https://www.assistenza-caldaie-roma.info/
La progressiva eliminazione dei sistemi di riscaldamento basati su combustibili fossili rappresenta uno dei principali obiettivi dell’iniziativa. Attualmente, infatti, due terzi dell’energia utilizzata per il riscaldamento e il raffreddamento degli edifici proviene ancora da fonti fossili.
Di conseguenza, la direttiva Case Green interromperebbe a partire dal 1° gennaio 2024 gli incentivi finanziari offerti dagli Stati membri per l’installazione di caldaie individuali che utilizzano combustibili fossili.
A questo stop agli incentivi previsto dalla Direttiva Case Green si aggiunge il divieto di commercializzazione delle caldaie a gas a partire dal 2029, imposto dal Regolamento Ecodesign 813/2013 della Commissione Europea, che disciplina la progettazione ecocompatibile e l’etichettatura energetica dei sistemi di riscaldamento.
Attualmente in fase di valutazione, il regolamento stabilirebbe dei requisiti minimi per l’introduzione sul mercato di apparecchi per il riscaldamento, richiedendo un rendimento stagionale del 115%.
Tale rendimento, attualmente, praticamente escluderebbe la vendita di tutte le caldaie a gas, anche quelle che utilizzano gas rinnovabile come il biometano e l’idrogeno.
Le caldaie a condensazione attualmente possono raggiungere un rendimento superiore al 100%, grazie al recupero del calore contenuto nel vapore acqueo dei fumi, ma difficilmente raggiungono valori superiori al 108-109%. Ottenere un rendimento del 115% con le fonti tradizionali è un obiettivo impegnativo.
La Direttiva Case Green si concentra sul divieto dei combustibili fossili, mentre il Regolamento Ecodesign si concentra sul rendimento.
Ciò crea una difficoltà nel prevedere esattamente quale sarà lo scenario futuro per le caldaie a gas, comprese quelle a condensazione. Sebbene la Direttiva Case Green consenta sistemi di riscaldamento ibridi e caldaie che utilizzano combustibili rinnovabili, il Regolamento Ecodesign pone un obiettivo che esclude sia le caldaie a gas sia i generatori termici alimentati da fonti rinnovabili attualmente disponibili sul mercato.
L’utilizzo diffuso delle caldaie a pellet, che sfruttano biomasse come pellet di legno o residui agricoli come combustibile, sta emergendo come un’alternativa sostenibile e affidabile alle tradizionali caldaie a gas in Italia.
Questi impianti presentano una serie di vantaggi, tra cui la compatibilità con gli impianti esistenti e la capacità di funzionare sia a basse che alte temperature. Un altro punto di forza importante è il notevole risparmio sui costi una volta che il costo iniziale è stato ammortizzato. Le biomasse utilizzate come fonte energetica non alimentare sono considerate rinnovabili e sostenibili, con il vantaggio aggiuntivo di essere neutre in termini di emissioni di CO2.
Tuttavia, il settore delle Fonti Energetiche Rinnovabili (FER) termiche deve affrontare sfide legate agli impatti ambientali derivanti dagli impianti di riscaldamento a biomassa, come l’emissione di particolato sospeso nell’aria (PM10), composti organici volatili e ossidi di azoto. Le politiche future potrebbero favorire impianti che non compromettano la qualità dell’aria. Inoltre, vanno considerate le difficoltà legate allo spazio necessario per lo stoccaggio della materia prima, dato che ha una bassa densità energetica (kWh/mc).