La prossima manovra di bilancio 2025 in Italia sta valutando l’introduzione di bonus mirati per incoraggiare il pensionamento posticipato per gruppi specifici, come le forze armate e un aggiustamento dei TFR.
Ciò avviene in mezzo a discussioni in corso e ad alcuni disaccordi all’interno della maggioranza di governo su come affrontare le riforme pensionistiche per il prossimo anno, in particolare poiché misure esistenti come Quota 103, Ape sociale e la versione limitata di Opzione donna sono destinate a scadere alla fine del 2024. Mentre il governo si prepara a inviare il suo piano di riduzione del debito a Bruxelles entro la scadenza del 20 settembre, questi incentivi proposti riflettono la posizione cauta del Ministero dell’Economia e delle Finanze sulla spesa pubblica, data la difficile situazione finanziaria.
Inoltre, il governo sta valutando nuove misure che potrebbero richiedere o incentivare l’assegnazione di una quota del Tfr (buon fine di fine rapporto) alle pensioni integrative, in particolare per gli under 35. Questa proposta sta guadagnando terreno mentre il governo cerca modi per rafforzare il sistema pensionistico senza gravare ulteriormente sulle finanze pubbliche. Mentre le discussioni proseguono, questi potenziali cambiamenti potrebbero avere un impatto significativo sul panorama pensionistico italiano, con decisioni formali previste dopo la riunione della leadership di centro-destra del 30 agosto.
Cos’è il TFR e come funziona adesso
Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) è una somma di denaro che spetta al lavoratore dipendente al termine del rapporto di lavoro, indipendentemente dalla causa della cessazione (dimissioni, licenziamento, pensionamento, ecc.). Si tratta di una forma di liquidazione differita che il datore di lavoro accantona nel corso degli anni di lavoro del dipendente.
Come Funziona il TFR
- Accantonamento Annuale: Ogni anno, una parte della retribuzione lorda del lavoratore viene accantonata dal datore di lavoro come TFR. L’importo accantonato è pari a circa il 6,91% della retribuzione lorda annua, al netto di una quota fissa chiamata “quota virtuale”.
- Rivalutazione Annuale: L’importo accantonato viene rivalutato ogni anno in base a un coefficiente fisso pari all’1,5% e a una parte variabile legata al 75% dell’aumento dell’indice ISTAT dei prezzi al consumo.
Chi Detiene il TFR
Il TFR può essere gestito in modi diversi a seconda delle scelte fatte dal lavoratore:
- In Azienda: Se il lavoratore non opta per una destinazione diversa, il TFR rimane presso il datore di lavoro, che è responsabile della gestione e del pagamento al termine del rapporto di lavoro.
- Fondo Pensione Complementare: Dal 2007, con la riforma della previdenza complementare, i lavoratori hanno la possibilità di destinare il TFR maturando a un fondo pensione complementare, pubblico o privato. In questo caso, il TFR viene versato periodicamente dal datore di lavoro al fondo scelto dal lavoratore, dove viene investito per costituire una pensione integrativa.
- Fondo di Tesoreria INPS: Le aziende con almeno 50 dipendenti, se il lavoratore decide di non aderire a un fondo pensione complementare, devono versare il TFR maturando al Fondo di Tesoreria gestito dall’INPS. Questo fondo si occupa di accumulare le somme per conto del lavoratore, che le riceverà al termine del rapporto di lavoro.
Il TFR è un importante elemento della retribuzione differita dei lavoratori dipendenti. La gestione e la destinazione di questa somma possono variare, ma restano sempre finalizzate a garantire al lavoratore una liquidazione al termine del rapporto di lavoro. La scelta di lasciare il TFR in azienda, destinarlo a un fondo pensione o al Fondo di Tesoreria dell’INPS dipende dalle preferenze personali del lavoratore.
I TFR dovranno andare ai fondi pensioni
La Lega, con il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, propone di destinare obbligatoriamente il 25% del Tfr (Trattamento di Fine Rapporto) ai fondi pensione, con l’obiettivo di creare una mini-copertura previdenziale per gli under 35. Questa misura, sostenuta anche dal sottosegretario all’Economia Federico Freni, mira a garantire una pensione dignitosa ai giovani, molti dei quali hanno carriere discontinue. Un’alternativa alla proposta principale prevede di destinare una quota inferiore del Tfr (tra il 5% e il 10%) ai fondi pensione, in modo semi-obbligatorio, vista la possibile incostituzionalità di una misura completamente obbligatoria.
Il governo potrebbe discutere la questione con i sindacati a settembre, con l’obiettivo di trovare una soluzione condivisa. I sindacati preferirebbero una nuova fase di “silenzio-assenso” per destinare il Tfr alla previdenza integrativa, un approccio che potrebbe rivelarsi la soluzione definitiva. Questa proposta mira a bilanciare la necessità di sicurezza previdenziale per i giovani con le problematiche legali legate all’obbligatorietà del conferimento del Tfr.
Perchè far gestire ai Fondi Pensioni il TFR
Cosa Sono i Fondi Pensione
I fondi pensione sono strumenti di risparmio e investimento a lungo termine che hanno lo scopo di integrare la pensione pubblica obbligatoria (INPS) con una pensione complementare. Questi fondi raccolgono i contributi versati dai lavoratori e/o dai loro datori di lavoro e li investono in mercati finanziari, con l’obiettivo di accrescere il capitale nel tempo e garantire una rendita aggiuntiva al momento del pensionamento.
Tipologie di Fondi Pensione
- Fondi Pensione Chiusi (o Negoziali): Sono riservati a determinate categorie di lavoratori (ad esempio, dipendenti di un certo settore o azienda). Le condizioni di adesione e i contributi sono spesso stabiliti tramite accordi collettivi tra sindacati e datori di lavoro.
- Fondi Pensione Aperti: Sono accessibili a tutti i lavoratori, indipendentemente dalla categoria professionale, e sono gestiti da società di gestione del risparmio (SGR), banche, o compagnie assicurative.
- Piani Individuali Pensionistici (PIP): Sono forme pensionistiche individuali sottoscrivibili tramite polizze vita stipulate con compagnie assicurative. Funzionano in modo simile ai fondi pensione, ma sono legati a contratti di assicurazione sulla vita.
Perché Destinare il TFR ai Fondi Pensione
Destinare il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) a un fondo pensione può offrire diversi vantaggi:
- Miglior Rendita Pensionistica: Investire il TFR in un fondo pensione può generare una rendita più elevata rispetto al semplice accumulo in azienda, grazie alla possibilità di ottenere rendimenti dagli investimenti sui mercati finanziari.
- Vantaggi Fiscali:
- Deduzione dei Contributi: I contributi volontari versati ai fondi pensione, fino a un certo limite, sono deducibili dal reddito imponibile, riducendo così le imposte dovute.
- Tassazione Agevolata: Il TFR destinato ai fondi pensione è tassato in maniera più favorevole rispetto al TFR lasciato in azienda. La tassazione sui rendimenti è più bassa (mediamente al 20% contro il 26% degli investimenti finanziari) e la tassazione della rendita finale al momento del pensionamento è agevolata rispetto a quella del TFR in azienda.
- Diversificazione del Rischio: Investendo il TFR in un fondo pensione, il lavoratore può beneficiare della diversificazione degli investimenti, riducendo il rischio legato a un’unica forma di risparmio.
- Garanzia di Rendita Aggiuntiva: La pensione pubblica potrebbe non essere sufficiente per mantenere lo stesso tenore di vita durante la pensione. Il fondo pensione permette di avere un’integrazione che può fare la differenza nel lungo termine.
- Possibilità di Anticipazione: I fondi pensione permettono di richiedere anticipazioni sul capitale accumulato per specifiche esigenze (ad esempio, spese sanitarie, acquisto della prima casa, o ristrutturazione).
Decidere di destinare il TFR a un fondo pensione è una scelta importante che va valutata attentamente. Se da un lato offre potenziali benefici economici e fiscali, dall’altro comporta anche dei rischi legati all’andamento dei mercati finanziari. Ogni lavoratore dovrebbe considerare il proprio orizzonte temporale, il livello di rischio che è disposto a tollerare, e l’importanza di avere una pensione complementare rispetto a quella pubblica. Leggi anche: Fondi Pensione a confronto.
Quota 41 Contributiva
Il nodo di “Quota 41 contributiva” è stato rilanciato recentemente da Claudio Durigon, una misura sostenuta dalla Lega. Tuttavia, questa versione della misura richiederebbe una copertura finanziaria significativa, stimata tra i 600 milioni e un miliardo di euro, il che ha suscitato scetticismo da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef). Anche Forza Italia ha espresso opposizione all’introduzione di nuove quote, preferendo invece concentrarsi su un adeguamento delle pensioni minime.
Nonostante le difficoltà finanziarie e le opposizioni politiche, non è del tutto escluso che la “Quota 41 contributiva” o una sua versione “light” possa essere adottata il prossimo anno, ma probabilmente solo per alcune categorie specifiche di lavoratori. La misura continua a essere oggetto di discussione e potrebbe subire ulteriori modifiche prima di una possibile attuazione.
Come vanno in pensione oggi i lavoratori delle forze armate:
L’età pensionabile per i lavoratori delle Forze Armate italiane varia a seconda del ruolo, del grado e della forza armata di appartenenza. Leggi anche: I Fondi Pensione più amati dagli italiani.. Di seguito una panoramica generale basata sulle normative vigenti:
1. Esercito, Marina, Aeronautica
- Personale Militare (Ufficiali e Sottufficiali):
- Età pensionabile ordinaria: Generalmente, l’età pensionabile è fissata tra i 60 e i 62 anni, ma può variare in base al grado e alla qualifica.
- Requisiti contributivi: Per accedere alla pensione di vecchiaia è necessario aver maturato almeno 20 anni di contributi.
- Possibilità di pensionamento anticipato: Esiste la possibilità di andare in pensione anticipata al raggiungimento di 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, indipendentemente dall’età.
2. Carabinieri
- Ufficiali e Sottufficiali:
- Età pensionabile ordinaria: Simile alle altre Forze Armate, varia generalmente dai 60 ai 62 anni a seconda del grado.
- Requisiti contributivi: Anche qui è richiesto un minimo di 20 anni di contributi per la pensione di vecchiaia.
- Pensione anticipata: È possibile il pensionamento anticipato con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne).
3. Guardia di Finanza
- Ufficiali e Sottufficiali:
- Età pensionabile ordinaria: Si colloca tra i 60 e i 62 anni.
- Requisiti contributivi: 20 anni di contributi sono necessari per la pensione di vecchiaia.
- Pensione anticipata: Anche in questo caso, è possibile il pensionamento anticipato con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.
4. Polizia di Stato
- Funzionari e Agenti:
- Età pensionabile ordinaria: Per i funzionari si aggira attorno ai 60-62 anni, per gli agenti potrebbe essere anche di 60 anni.
- Requisiti contributivi: 20 anni di contributi sono necessari per la pensione di vecchiaia.
- Pensione anticipata: Applicabili le stesse regole generali per il pensionamento anticipato (42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne).
5. Vigili del Fuoco
- Personale operativo:
- Età pensionabile ordinaria: Generalmente 60 anni, ma può variare leggermente in base al ruolo e alle condizioni di servizio.
- Requisiti contributivi: Anche per i Vigili del Fuoco è necessario aver maturato 20 anni di contributi per la pensione di vecchiaia.
- Pensione anticipata: Possibilità di pensionamento anticipato con i soliti 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.
Nota sulle Pensioni Anticipate
- La pensione anticipata è spesso utilizzata nei corpi militari e di polizia per favorire il ricambio generazionale. Inoltre, per il personale con esposizione a lavori particolarmente gravosi o usuranti, possono essere previste ulteriori agevolazioni.
Pensione di Anzianità
- Alcuni membri delle forze armate possono accedere alla pensione di anzianità, che permette di andare in pensione prima dell’età pensionabile ordinaria, al raggiungimento di un certo numero di anni di servizio (generalmente 35 anni).
ATTENZIONE: Queste regole possono variare nel tempo in base alle riforme pensionistiche e alle specifiche situazioni individuali. È sempre consigliabile verificare la propria situazione con gli enti preposti o con un consulente specializzato in diritto previdenziale.
Riforma pensione per forze armate
Il governo sta valutando l’introduzione di nuovi bonus mirati volti a incoraggiare il rinvio del pensionamento per determinate categorie, come il personale delle forze dell’ordine, come parte delle prossime misure di bilancio. Queste iniziative continuerebbero l’approccio adottato con le precedenti riforme pensionistiche, traendo ispirazione da misure passate come il bonus Maroni, ma con i necessari aggiustamenti simili a quelli apportati per il cosiddetto bonus dei medici.
Inoltre, si sta valutando una ridefinizione più restrittiva dell’attuale meccanismo di indicizzazione delle pensioni, che adegua le pensioni in base all’inflazione. Questa potenziale revisione potrebbe consentire al governo di riallocare risorse significative all’interno del sistema pensionistico, garantendo comunque che importi pensionistici inferiori (fino a quattro volte la pensione minima) ricevano adeguamenti completi all’inflazione.