Migliori Aziende di Moto Italiane: Storia, Proprietà, Dati e Modelli Iconici 🇮🇹🏍️

L’Italia, terra di passione, design e ingegneria, ha regalato al mondo alcune delle motociclette più desiderate e celebrate della storia. Un mix unico di stile inconfondibile, prestazioni mozzafiato e un patrimonio storico ricco di trionfi sportivi e innovazioni tecniche definisce l’essenza delle moto italiane, distinguendole nettamente nel panorama globale.1 La loro fama mondiale è costruita su decenni di eccellenza, qualità e un’affidabilità che affonda le radici in una tradizione industriale vibrante.

Il secondo dopoguerra ha visto l’Italia rinascere anche grazie alle due ruote. In un paese da ricostruire, motociclette leggere e scooter agili ed economici hanno rappresentato la chiave per la mobilità di massa, portando gli italiani al lavoro, in vacanza e contribuendo in modo decisivo alla ripresa economica.2 Questo fervore ha dato vita a un’industria motociclistica incredibilmente prolifica, con centinaia di costruttori che animavano il mercato 2, spinti da uno spirito pionieristico che risaliva addirittura ai primi sviluppi del motore a combustione interna nel Bel Paese.6

Sebbene molti di quei marchi siano scomparsi nel tempo, alcuni nomi leggendari continuano a far battere il cuore degli appassionati: Ducati, Aprilia, Moto Guzzi, MV Agusta, Benelli e l’onnipresente Piaggio con la sua iconica Vespa. Questo articolo si propone come una guida esperta attraverso la storia affascinante di questi giganti italiani, esplorando le loro origini, le vicissitudini societarie e le attuali proprietà, analizzando i dati chiave come numero di dipendenti e fatturato, e celebrando i modelli che sono entrati nella leggenda, scolpiti nel mito dal rombo dei loro motori e dalla bellezza senza tempo delle loro linee. Preparatevi a un viaggio nel cuore pulsante dell’eccellenza motociclistica italiana.

Ducati: La Passione Rossa di Borgo Panigale ❤️

Storia del Marchio: Dalle Radio ai Trionfi in Pista 📅🛠️

Contrariamente a quanto si possa pensare, l’avventura Ducati non iniziò su due ruote, ma nel campo dell’elettronica. Fondata il 4 luglio 1926 a Bologna dai fratelli Adriano, Bruno e Marcello Cavalieri Ducati, la “Società Scientifica Radio Brevetti Ducati” si distinse inizialmente per la produzione di componenti radiofonici sofisticati, come il celebre condensatore Manens.3 Adriano, già nel 1924, aveva dimostrato il suo genio collegando Bologna con gli Stati Uniti tramite apparecchiature radio autocostruite.7 L’azienda crebbe rapidamente, diversificando la produzione prima della Seconda Guerra Mondiale con prodotti come rasoi elettrici (“Raselet”), calcolatrici (“Duconta”) e persino microcamere fotografiche.7

La guerra, tuttavia, segnò una cesura drammatica. Lo stabilimento di Borgo Panigale fu distrutto dai bombardamenti alleati nell’ottobre 1944.4 Dalle macerie, però, nacque una nuova era. Nel dopoguerra, l’Italia aveva un disperato bisogno di mobilità economica. Ducati colse l’opportunità, acquisendo nel 1946 dalla torinese SIATA la licenza per produrre il “Cucciolo”, un innovativo motore ausiliario a quattro tempi da applicare alle biciclette.3 Fu un successo travolgente, il primo passo di Ducati nel mondo motociclistico. Poco dopo arrivò la prima motocicletta completa, la Ducati 60.10

La vera svolta tecnica avvenne nel 1954 con l’assunzione dell’ingegner Fabio Taglioni.3 Taglioni rivoluzionò l’azienda, progettando motori performanti e introducendo la tecnologia che sarebbe diventata il marchio di fabbrica Ducati: il sistema di distribuzione desmodromico. Questo sistema, che elimina le molle delle valvole permettendo regimi di rotazione più elevati e un controllo più preciso, fu considerato un azzardo tecnico all’epoca, ma si rivelò vincente.4 Le prime moto equipaggiate con motori Taglioni, come la 100 Gran Sport “Marianna” e le successive 125 Desmo, iniziarono a dominare le competizioni di granfondo come il Motogiro e la Milano-Taranto.4

Negli anni ’70, Ducati introdusse un’altra pietra miliare: il motore bicilindrico a V di 90° (configurazione a L), anch’esso spesso dotato di distribuzione desmodromica.8 Questo motore divenne il cuore pulsante della maggior parte delle Ducati per decenni, alimentando moto iconiche e successi sportivi. Gli anni ’80 e ’90 videro l’affermazione di Ducati come costruttore di moto sportive per eccellenza, con innovazioni come i telai a traliccio in tubi d’acciaio, l’iniezione elettronica e i motori Desmoquattro a quattro valvole per cilindro.11 Il lancio della Ducati Monster nel 1993, disegnata da Miguel Galluzzi, creò di fatto il segmento delle “naked” moderne, diventando un successo commerciale planetario.1 Parallelamente, l’azienda iniziò a diversificare la sua gamma, entrando con successo nei segmenti adventure (Multistrada), retro (Scrambler) e cruiser (Diavel, XDiavel).8

Il DNA Ducati è indissolubilmente legato alle corse. L’azienda ha sempre riversato nelle competizioni risorse ed energie, ottenendo risultati straordinari. Nel Campionato Mondiale Superbike, Ducati vanta un palmarès ineguagliato, con 14 titoli piloti e 17 titoli costruttori (dati fino al 2022 circa).8 Nel Motomondiale (MotoGP), dopo il ritorno ufficiale nel 2003, ha conquistato il titolo mondiale nel 2007 con Casey Stoner e si è ripetuta nel 2022 con Francesco “Pecco” Bagnaia.1 Leggende del motociclismo come Mike Hailwood, Carl Fogarty, Troy Corser, Troy Bayliss, Casey Stoner e Pecco Bagnaia hanno scritto pagine indelebili della storia Ducati in sella alle Rosse di Borgo Panigale.3 Questa simbiosi tra pista e strada è fondamentale per comprendere Ducati: le vittorie alimentano il prestigio e giustificano il posizionamento premium, mentre le tecnologie sviluppate per le corse (Desmo, motori V4, elettronica avanzata) migliorano direttamente le moto stradali, le cui vendite finanziano a loro volta l’impegno racing.1

Proprietà Attuale: Sotto l’egida Audi/Lamborghini (Gruppo VW) 🏢🤝

Dopo diverse vicissitudini societarie, inclusa la proprietà da parte del Gruppo Cagiva 7, Ducati ha trovato stabilità all’interno di uno dei più grandi gruppi automobilistici mondiali. Dal luglio 2012, Ducati Motor Holding S.p.A. è di proprietà di Automobili Lamborghini S.p.A..18 Lamborghini, a sua volta, è controllata da Audi AG, che fa parte del colosso tedesco Volkswagen Group.8

Questa struttura proprietaria ha significative implicazioni. Garantisce a Ducati l’accesso a ingenti risorse finanziarie e tecnologiche, favorendo sinergie e collaborazioni, come dimostrano le edizioni speciali di moto nate dalla partnership tra Ducati e Lamborghini (es. Diavel 1260 Lamborghini, Streetfighter V4 Lamborghini).21 Consolida inoltre il posizionamento di Ducati come marchio di lusso ad alte prestazioni, affine a quello di Lamborghini, puntando a un target di clientela esigente e appassionata.12 La produzione rimane centrata a Borgo Panigale (Bologna), ma si avvale anche di stabilimenti in Tailandia e Brasile per servire i mercati globali.10

Dati Aziendali: Dipendenti e Fatturato Recenti 👥💰

I dati finanziari più recenti disponibili per Ducati Motor Holding S.p.A., provenienti da fonti ufficiali come l’Ufficio Camerale, offrono uno spaccato della sua dimensione economica.23

  • Fatturato 2023: € 905.646.319 23
  • Dipendenti 2025 (dato previsionale/anno riferimento): 1.680 23
  • Utile Netto 2023: € 57.428.913 23
  • Capitale Sociale 2025: € 59.507.754 23

È importante notare che Ducati aveva superato la soglia del miliardo di euro di fatturato nell’anno precedente (2022), un traguardo storico per l’azienda.24 I dati si riferiscono alla holding principale e non includono necessariamente le attività di entità separate come Ducati Retail S.R.L..26 Questi numeri testimoniano la solidità e la scala raggiunta dal marchio bolognese nel panorama motociclistico mondiale.

Modelli Iconici: Monster, 916, Panigale, Scrambler, Multistrada, Desmosedici RR ✨🏆

La storia di Ducati è costellata di motociclette che hanno segnato un’epoca, diventando vere e proprie icone:

  • Ducati Monster (1993): Nata dalla matita di Miguel Galluzzi, la Monster ha rivoluzionato il mercato creando il segmento delle “naked” moderne: una moto essenziale, spogliata delle carene, che esaltava la bellezza meccanica del telaio a traliccio e del motore bicilindrico.1 Un successo clamoroso e duraturo, con oltre 300.000 esemplari prodotti nel corso degli anni.12 La gamma continua ad evolversi, come dimostra la recente Monster SP.27
  • Ducati 916 (1994): Universalmente riconosciuta come una delle motociclette più belle mai create, la 916 è il capolavoro del designer Massimo Tamburini.1 Il suo design avveniristico, con il forcellone monobraccio e lo scarico sotto-sella, unito a prestazioni eccezionali (motore Desmoquattro da 916cc, 114 CV, oltre 260 km/h 17) e a un dominio assoluto nel Mondiale Superbike, l’hanno consacrata come icona immortale.17 Ricevette il premio “Moto dell’Anno” da quasi tutte le riviste specializzate.17 La rara versione Senna è un oggetto da collezione ambitissimo.29
  • Ducati Panigale Series: L’erede spirituale e tecnologica della dinastia iniziata con la 916. Questa famiglia di superbike rappresenta il vertice della produzione sportiva Ducati. Dalle potenti bicilindriche come la 1299 Panigale (205 CV) e la 959 Panigale (157 CV) 21, Ducati è passata all’innovativo motore V4 “Desmosedici Stradale” derivato dalla MotoGP.8 Modelli come la Panigale V4 R 20 e l’esclusiva Superleggera V4 (realizzata in carbonio e titanio, con potenze fino a 234 CV 30) incarnano l’apice della tecnologia e delle prestazioni Ducati.
  • Ducati Scrambler (Rilancio 2015): Un’operazione di successo che ha riportato in auge un nome storico degli anni ’60 e ’70. La moderna gamma Scrambler si rivolge a un pubblico più ampio e orientato allo stile di vita, offrendo moto divertenti, accessibili e personalizzabili, pur mantenendo il carattere Ducati.9 Include diverse varianti come la Full Throttle.16 Questa mossa strategica ha permesso a Ducati di attrarre nuovi clienti e diversificare il proprio portafoglio.
  • Ducati Multistrada: L’interpretazione Ducati del concetto di moto adventure-touring. Fin dal suo esordio, la Multistrada si è distinta per unire prestazioni sportive tipiche del marchio con la versatilità e il comfort necessari per i lunghi viaggi.9 La versione V4 Granturismo è un concentrato di tecnologia, con intervalli di manutenzione incredibilmente lunghi (Desmo Service a 60.000 km).16
  • Ducati Desmosedici RR (2007): Un sogno diventato realtà per pochi fortunati (solo 1500 esemplari prodotti). La Desmosedici RR è stata la prima vera replica stradale di una MotoGP, portando su strada prestazioni e tecnologia derivate direttamente dalla moto campione del mondo nel 2007.9 Un simbolo della capacità Ducati di trasferire l’eccellenza dalle corse alla produzione di serie.
  • Altri Modelli Notevoli: Non si possono dimenticare le classiche sportive bicilindriche come la 750 SS e la 900 SS, che hanno definito l’immagine sportiva del marchio negli anni ’70 e ’80 9, la potente hypernaked Streetfighter V4 16 e l’aggressiva Hypermotard.9

L’espansione strategica oltre le superbike, con modelli di successo come Monster, Scrambler e Multistrada, dimostra la capacità di Ducati di evolversi e conquistare nuovi segmenti di mercato. Pur rimanendo fedele al suo DNA sportivo, l’azienda ha saputo interpretare le tendenze e le esigenze di un pubblico più vasto, sfruttando la forza del proprio marchio e l’eccellenza ingegneristica, un percorso probabilmente facilitato dalle risorse e dalla visione strategica del Gruppo VW.9 Questa diversificazione garantisce una maggiore stabilità economica e una presenza più capillare sul mercato globale.

Migliori Aziende di Moto Italiane:

Aprilia: L’Anima Racing di Noale 🏆

Storia del Marchio: Dalle Biciclette alle Vittorie Mondiali 📅🛠️

La storia di Aprilia inizia nel secondo dopoguerra a Noale, in provincia di Venezia. Nel 1945, il Cavaliere Alberto Beggio fondò una piccola azienda per la produzione di biciclette, rispondendo alla necessità di trasporto economico dell’epoca.1 Il nome “Aprilia” fu scelto da Beggio per la sua ammirazione verso l’omonima automobile Lancia.33 La svolta verso le due ruote a motore avvenne nel 1968, quando il figlio Ivano Beggio prese le redini dell’azienda e, spinto dalla passione per le corse e per le MV Agusta di Giacomo Agostini, iniziò a produrre ciclomotori.1 I primi modelli furono il Colibrì e lo Scarabeo.1

Fin da subito, l’anima di Aprilia si rivelò essere quella corsaiola. L’azienda entrò nel mondo delle competizioni negli anni ’70, inizialmente nel motocross.34 Negli anni ’80 e ’90, Aprilia divenne una forza dominante nelle classi 125cc e 250cc del Motomondiale, grazie allo sviluppo di raffinati e potentissimi motori a due tempi.34 Piloti leggendari come Max Biaggi, Loris Capirossi e un giovane Valentino Rossi portarono le moto di Noale a conquistare una miriade di titoli mondiali (ben 54 trofei mondiali accumulati nel tempo 35), costruendo un’immagine vincente e tecnologicamente avanzata per il marchio.35

Questo profondo legame con le corse è stato il motore dello sviluppo tecnologico e dell’immagine di Aprilia. Il successo in pista fornì la credibilità necessaria per affrontare sfide più grandi sul mercato stradale. Dalle esperienze in GP nacque la mitica RS 250 stradale, una replica fedele delle moto da corsa, sogno proibito di molti giovani appassionati negli anni ’90.36 Il passo successivo, fondamentale per la crescita del marchio, fu l’ingresso nel segmento delle maximoto. Nel 1998, dopo un lungo sviluppo iniziato nel 1993 39, Aprilia presentò la RSV Mille, una superbike spinta da un potente motore bicilindrico a V di 1000cc sviluppato in collaborazione con l’austriaca Rotax.14 La RSV Mille si propose come valida alternativa alle Ducati e alle maxi sportive giapponesi, unendo design italiano e una certa praticità d’uso.20

Parallelamente, Aprilia diversificò la sua produzione, entrando con successo nel mercato degli scooter (con modelli innovativi come l’Amico, il primo scooter interamente in plastica 40, e il popolare Scarabeo 1), delle moto adventure (con la Caponord ETV 1000 21) e creando la categoria delle hypernaked con la Tuono, derivata dalla RSV Mille.36 L’azienda tornò anche con successo nel fuoristrada, in particolare nel Supermotard con la rivoluzionaria bicilindrica SXV 4.5.40

L’era moderna di Aprilia è segnata dal lancio, nel 2009, della superbike RSV4.33 Caratterizzata da un innovativo e compatto motore V4 da 1000cc (il primo quadricilindrico di produzione Aprilia 43) e da un’elettronica sofisticata (pacchetto APRC – Aprilia Performance Ride Control 43), la RSV4 ha riportato Aprilia ai vertici delle competizioni, conquistando numerosi titoli nel Campionato Mondiale Superbike con Max Biaggi e Sylvain Guintoli.34 Più recentemente, Aprilia ha lanciato con grande successo la piattaforma bicilindrica da 660cc, che equipaggia modelli come la sportiva RS 660, la naked Tuono 660 e l’adventure Tuareg 660, mirando a conquistare nuove fasce di mercato con moto facili, divertenti e tecnologicamente avanzate.12 L’impegno nelle corse continua ai massimi livelli con la partecipazione al campionato MotoGP.12

Proprietà Attuale: Parte del Gruppo Piaggio 🏢🤝

All’inizio degli anni 2000, nonostante i successi sportivi e commerciali, Aprilia si trovò ad affrontare difficoltà finanziarie.36 La soluzione arrivò nel dicembre 2004 con l’acquisizione da parte del Gruppo Piaggio.14 Questa operazione portò sotto l’ombrello Piaggio anche lo storico marchio Moto Guzzi, che Aprilia stessa aveva acquisito in precedenza 33, creando di fatto il più grande polo motociclistico europeo.33

Oggi, Aprilia opera come uno dei marchi di punta all’interno del Gruppo Piaggio. Pur mantenendo una forte identità legata alle corse e all’innovazione tecnologica, beneficia delle sinergie industriali, commerciali e finanziarie del gruppo.36 La leadership è integrata con quella di Piaggio (Roberto Colaninno e Rocco Sabelli sono stati figure chiave 47), e la distribuzione si avvale della rete globale del gruppo, inclusi i punti vendita multi-brand Motoplex.46 Ivano Beggio, figura storica del marchio, rimase Presidente Onorario fino alla sua scomparsa nel 2018.47 L’integrazione nel Gruppo Piaggio sembra aver fornito la stabilità necessaria per continuare a sviluppare prodotti di successo come la RSV4 e la piattaforma 660, permettendo ad Aprilia di rimanere competitiva sia sul mercato che in pista.34

Dati Aziendali: Dipendenti e Fatturato 👥💰

Ottenere dati finanziari specifici e separati per il marchio Aprilia è complesso, poiché i risultati sono consolidati all’interno del bilancio del Gruppo Piaggio. Tuttavia, alcuni dati parziali possono fornire un’indicazione della scala delle operazioni legate al marchio:

  • Aprilia Racing S.R.L.: Questa entità, presumibilmente focalizzata sulle attività sportive, ha registrato nel 2023 un fatturato di € 48.257.197 e contava 84 dipendenti (dato 2025).48 Questo suggerisce un investimento significativo nel reparto corse.
  • Aprilia Test S.R.L.: Un’entità più piccola, probabilmente un centro prove, con un fatturato 2023 di € 1.464.009 e 19 dipendenti (dato 2024).49

Per avere un quadro completo, è necessario considerare i dati consolidati del Gruppo Piaggio (si veda la sezione dedicata a Piaggio più avanti).45 Il Gruppo ha venduto complessivamente 481.600 veicoli nel 2024.50 È noto che i marchi Aprilia e Moto Guzzi hanno contribuito in modo significativo ai ricavi record nel segmento moto del Gruppo Piaggio negli anni precedenti.45

Modelli Iconici: RS 125/250, RSV Mille, RSV4, Tuono, RS 660, Caponord ✨🏆

Aprilia ha creato modelli che hanno lasciato un segno indelebile nel cuore degli appassionati:

  • RS 125 / RS 250: Vere e proprie race-replica a due tempi, derivate dalle moto che dominavano i Gran Premi. Negli anni ’90 e 2000, sono state il sogno di una generazione di sedicenni e non solo, offrendo prestazioni e ciclistica da vera sportiva.36
  • RSV Mille (1998): La prima maxi-sportiva di Noale. Con il suo motore bicilindrico Rotax da 1000cc, rappresentò l’ingresso di Aprilia nel segmento delle superbike, sfidando Ducati e i costruttori giapponesi.14 Apprezzata per il mix di stile italiano e una certa facilità d’uso rispetto alle concorrenti più estreme.20
  • RSV4 (2009): La superbike moderna di Aprilia, spinta dall’innovativo motore V4. Ha dominato il mondiale Superbike, conquistando titoli piloti e costruttori.16 Riconosciuta per le prestazioni estreme, la ciclistica raffinata e l’avanzato pacchetto elettronico APRC.43 Esiste anche in versioni speciali come la “X”.20
  • Tuono: Nata come versione “naked” della RSV Mille e poi della RSV4, la Tuono ha definito lo standard per le hypernaked, offrendo prestazioni da superbike con un manubrio alto e un’ergonomia più stradale.21 Una moto emozionante e versatile, costantemente ai vertici della categoria.
  • RS 660 (2020): Capostipite di una nuova fortunata piattaforma di media cilindrata. La RS 660 ha riscosso un enorme successo grazie a un eccellente equilibrio tra design accattivante, prestazioni brillanti (motore bicilindrico parallelo), tecnologia moderna e un prezzo relativamente accessibile.12 Ha aperto Aprilia a nuovi mercati e clienti.
  • Caponord: Il nome storico delle moto adventure di Aprilia. La ETV 1000 è stata la prima maxi-enduro del marchio 21, seguita negli anni successivi dalla Caponord 1200.21
  • Altri Modelli Notevoli: Lo scooter a ruote alte Scarabeo 36, la Motò 6.5 disegnata da Philippe Starck ed esposta al MoMA di New York 12, e le rivoluzionarie supermotard bicilindriche SXV 4.5/5.5.40

Moto Guzzi: L’Aquila di Mandello del Lario 🦅

Storia del Marchio: Tradizione Centenaria e il V-Twin Trasversale 📅🛠️

Moto Guzzi rappresenta un pezzo fondamentale della storia motociclistica non solo italiana, ma europea. Fondata ufficialmente il 15 marzo 1921 a Genova, ma con radici operative a Mandello del Lario, sulle rive del Lago di Como, da Carlo Guzzi, Giorgio Parodi e Giovanni Ravelli (quest’ultimo, aviatore come Parodi, scomparve prematuramente prima della fondazione).1 È la più antica casa motociclistica europea ininterrottamente in attività.10 Lo stabilimento di Mandello, nato con 17 operai nel 1921, arrivò ad impiegarne quasi 1600 negli anni ’50.57

I primi decenni furono caratterizzati da modelli robusti e affidabili, come la “Normale” del 1921 1 e la GT “Norge” del 1928, famosa per un raid fino al Circolo Polare Artico.60 Il marchio si distinse presto anche nelle competizioni e nell’innovazione tecnologica: fu la prima casa motociclistica a dotarsi di una galleria del vento.10 Il modello Falcone 500, introdotto nel 1950, divenne un’icona del motociclismo italiano, apprezzato per le sue prestazioni e la sua affidabilità.1 Negli anni ’50, Moto Guzzi dominò le classi 250cc e 350cc del Motomondiale.11 L’apice dell’audacia ingegneristica fu raggiunto con la Otto Cilindri (1954-1957), una rivoluzionaria moto da Gran Premio spinta da un motore V8 da 500cc, incredibilmente potente (80 CV) e veloce (oltre 270 km/h) per l’epoca, ma troppo avanzata per le tecnologie di pneumatici e freni del tempo.11

La vera rivoluzione che definì l’identità moderna di Moto Guzzi avvenne negli anni ’60. L’ingegnere Giulio Cesare Carcano progettò un robusto motore bicilindrico a V trasversale di 90°, inizialmente concepito per un’automobile Fiat che non vide mai la luce.29 Questo motore, montato con i cilindri sporgenti ai lati della moto e abbinato a una trasmissione finale a cardano, divenne il simbolo inconfondibile di Moto Guzzi.10 Il primo modello ad adottarlo fu la V7 700cc, presentata nel 1967.1 La V7 fu un successo immediato, salvando l’azienda da un periodo di crisi 29 e dando origine a una lunga dinastia di modelli che sfruttavano questa architettura unica.

Dalla piattaforma V7 nacquero moto leggendarie: la V7 Special, la V7 Sport (creata da Lino Tonti, base delle moderne V7 29), le versioni per il mercato americano Ambassador ed Eldorado.60 Da quest’ultima derivò la Moto Guzzi California nel 1971, sviluppata inizialmente per la polizia di Los Angeles (LAPD) e diventata poi una delle cruiser/tourer più iconiche e longeve della storia Guzzi.1 La sportività Guzzi fu invece interpretata dalla serie Le Mans (850 e 1000), ammiraglia degli anni ’70 e ’80.11 Il V-twin trasversale fu declinato anche in cilindrate minori, come nelle serie V35 e V50.60

Come molti costruttori italiani, Moto Guzzi attraversò periodi difficili e cambi di proprietà. Dopo il ritiro dalle corse nel 1956 59, l’azienda entrò in crisi. Nel 1967 passò sotto il controllo della SEIMM 64, per poi essere accorpata alla Benelli sotto la gestione di Alejandro De Tomaso dal 1973 al 1988.33 Successivamente, fu acquisita da Aprilia 33, prima di entrare a far parte del Gruppo Piaggio nel 2004.

Proprietà Attuale: Acquisita dal Gruppo Piaggio 🏢🤝

Dal 2004, Moto Guzzi è un marchio del Gruppo Piaggio, essendo stata acquisita insieme ad Aprilia.10 Questa integrazione ha fornito a Moto Guzzi la stabilità finanziaria e le risorse necessarie per affrontare il mercato moderno, pur preservando la sua identità unica.10

Moto Guzzi opera come un brand distintivo all’interno del portafoglio Piaggio, puntando fortemente sul suo patrimonio storico, sul fascino del “Made in Mandello del Lario” e sull’unicità del motore V-twin trasversale.58 Il Gruppo Piaggio ha investito nella modernizzazione dello storico stabilimento di Mandello 59 e nello sviluppo di nuovi modelli, rispettando però il DNA del marchio.10 La forte comunità di appassionati e possessori, organizzata in club come il Moto Guzzi National Owners Club (MGNOC) negli USA, testimonia la fedeltà e l’attaccamento al marchio.10

Dati Aziendali: Dipendenti e Fatturato 👥💰

Come per Aprilia, i dati finanziari specifici e separati per Moto Guzzi non sono generalmente disponibili pubblicamente, in quanto consolidati nei bilanci del Gruppo Piaggio.

Alcuni riferimenti storici indicano che lo stabilimento di Mandello raggiunse un picco di quasi 1.600 dipendenti negli anni ’50.57 Un dato del 2001, riferito all’allora gruppo Aprilia-Guzzi, parlava di 29.000 moto consegnate e un fatturato di circa 320 miliardi di lire (circa 165 milioni di euro).66

Per i dati attuali, si fa riferimento ai risultati consolidati del Gruppo Piaggio (vedere sezione Piaggio).45 È noto che Moto Guzzi ha contribuito positivamente ai risultati del Gruppo, registrando una crescita costante e ricavi record nel segmento moto negli ultimi anni, grazie anche al successo di nuovi modelli.45

Modelli Iconici: Falcone, V7, California, Le Mans, Otto Cilindri ✨🏆

Moto Guzzi ha dato vita a modelli che sono pietre miliari del motociclismo:

  • Falcone (1950): L’ultima grande monocilindrica Guzzi, simbolo di un’epoca d’oro per la casa di Mandello. Apprezzata per robustezza e prestazioni, è diventata un classico molto ricercato.1
  • Otto Cilindri (V8 Racer, 1954-1957): Un capolavoro di ingegneria e audacia. Questa moto da Gran Premio con motore V8 da 500cc era incredibilmente avanzata e veloce per i suoi tempi, un vero mito tecnologico ancora oggi ammirato nel museo Guzzi.11
  • V7 (1967 e successive): La moto che ha introdotto il leggendario V-twin trasversale, cambiando per sempre la storia di Moto Guzzi.1 Dalla prima 700cc alle versioni Special e Sport, fino alla fortunata riedizione moderna, la V7 è un simbolo di continuità e successo.1 Ha letteralmente salvato l’azienda negli anni ’60-’70.29
  • California (1971 e successive): Nata per soddisfare le esigenze della polizia californiana, è diventata l’emblema della cruiser all’italiana.1 Comoda, affidabile e con uno stile inconfondibile, è uno dei modelli più longevi e amati di Moto Guzzi, evolutosi fino alle moderne versioni 1400.59
  • Le Mans (1975 e successive): La sportiva Guzzi per eccellenza degli anni ’70 e ’80. Con il suo stile café racer, il potente V-twin e la ciclistica rigorosa, ha incarnato l’anima più dinamica del marchio.11 Serie iconiche come la 850 Le Mans e le successive evoluzioni (Mk II, Mk III, 1000) sono molto apprezzate dai collezionisti.
  • Altri Modelli Notevoli: Lo scooter Galletto 10, la leggera Stornello 28, la Lodola (ultimo progetto di Carlo Guzzi 10), la turistica Norge (usata anche dalla polizia 59), la moderna adventure Stelvio (sia storica che recente 56), la potente naked Griso 60 e l’innovativa V100 Mandello.16

Il motore V-twin trasversale non è solo una scelta tecnica per Moto Guzzi, ma l’elemento fondante della sua identità.10 Questa coerenza stilistica e meccanica, mantenuta per oltre mezzo secolo attraverso modelli diversissimi per destinazione d’uso, ha creato un legame fortissimo con gli appassionati e un carattere unico nel panorama motociclistico mondiale. La gestione Piaggio sembra aver compreso l’importanza di questo patrimonio, continuando a sviluppare l’architettura V-twin e valorizzando la storia del marchio.10 L’equilibrio tra il rispetto della tradizione (continuando a produrre V7 e California 1) e l’introduzione di modelli moderni e tecnologicamente avanzati come la V100 Mandello 16, sembra essere la chiave del successo attuale di Moto Guzzi, capace di attrarre sia i puristi che nuovi clienti.59

MV Agusta: L’Arte della Velocità da Varese ✨

Storia del Marchio: Gloria nelle Corse e Design Esclusivo 📅🛠️

MV Agusta evoca immediatamente immagini di lusso, prestazioni estreme e un passato glorioso nelle competizioni. Le sue origini, tuttavia, affondano nell’aeronautica. La società Agusta fu fondata nel 1907 (o 1919 secondo altre fonti 69) dal Conte Giovanni Agusta, inizialmente per la manutenzione e poi per la produzione di aerei.69 Dopo la sua morte nel 1927, la moglie e il figlio Domenico presero le redini.70 Con le restrizioni post-belliche alla produzione aeronautica in Italia, Domenico Agusta decise di diversificare, fondando nel 1945 la Meccaniche Verghera (MV) Agusta per produrre motociclette.1 La prima moto fu la MV 98, presentata alla fine del 1945.69

Fin da subito, il DNA dell’azienda fu profondamente legato alle corse. Domenico Agusta investì massicciamente nelle competizioni, non solo per passione ma anche come strategia commerciale: le vittorie in pista trainavano le vendite dei modelli stradali.70 MV Agusta divenne la squadra da battere nel Motomondiale, dominando le scene per quasi due decenni, dagli anni ’50 agli anni ’70.2 Il marchio conquistò un numero impressionante di titoli mondiali (37 o 38 a seconda delle fonti 8) e 270 Gran Premi 8, egemonizzando la classe regina (500cc) dal 1958 al 1974.8 Piloti leggendari come Giacomo Agostini (il binomio MV-Agostini è storia del motociclismo 8), Carlo Ubbiali, John Surtees, Mike Hailwood e Phil Read portarono le moto rosse e argento di Cascina Costa sul gradino più alto del podio in tutto il mondo.8 Parallelamente, negli anni ’50, l’azienda tornò anche al suo primo amore, l’aviazione, acquisendo la licenza per produrre elicotteri Bell e dando vita alla Agusta Elicotteri.70

Negli anni ’70, MV Agusta produsse alcune delle moto stradali più esotiche, costose e desiderabili del mercato, come le pluricilindriche 750 Sport e 750 America, realizzate in numeri limitatissimi e vendute a prezzi proibitivi rispetto alla concorrenza.8 Tuttavia, la scomparsa del Conte Domenico nel 1971 segnò l’inizio del declino.71 L’azienda si ritirò dalle corse nel 1976 e la produzione di motociclette cessò pochi anni dopo.71

Il marchio MV Agusta rimase dormiente fino agli anni ’90, quando fu riportato in vita da Claudio Castiglioni, patron di Cagiva.8 La rinascita fu sancita dal lancio della F4 750 Serie Oro nel 1997 (produzione dal 1999), un capolavoro disegnato da Massimo Tamburini (lo stesso genio dietro la Ducati 916).1 La F4, con il suo design mozzafiato (forcellone monobraccio, scarico a “canne d’organo” 74) e il sofisticato motore 4 cilindri in linea con valvole radiali (tecnologia derivata dalla F1 Ferrari 74), riportò immediatamente MV Agusta nell’olimpo delle case motociclistiche, simbolo di “Motorcycle Art”.76 Dalla F4 derivò poi la fortunata serie di naked Brutale, altrettanto performante e stilisticamente audace.1

Nonostante il successo dei nuovi modelli, la storia recente di MV Agusta è stata caratterizzata da una notevole instabilità finanziaria e da numerosi passaggi di proprietà. Dopo Cagiva, il marchio è passato sotto il controllo di Proton (Malesia), poi sorprendentemente di Harley-Davidson (acquistata nel 2008 e rivenduta nel 2009/2010 alla famiglia Castiglioni per una cifra simbolica).8 Successivamente, vi fu un investimento di minoranza da parte di Mercedes-AMG (25% nel 2014).71 A partire dal 2016/2017, il controllo è passato progressivamente alla famiglia russa Sardarov, tramite la holding ComSar Invest / Art of Mobility S.A., con Timur Sardarov nominato CEO nel 2019.76

Proprietà Attuale: Ritorno alla Famiglia Sardarov (Art of Mobility S.A.) 🏢🔄

La storia proprietaria di MV Agusta ha vissuto un capitolo breve ma intenso tra il 2022 e il 2025. Nel novembre 2022, KTM AG (parte del gruppo austriaco Pierer Mobility) ha acquisito una partecipazione del 25,1% in MV Agusta, con l’obiettivo di fornire supporto nella catena di approvvigionamento, negli acquisti e nella distribuzione globale.72 Nella primavera del 2024, KTM ha esercitato un’opzione per aumentare la sua quota al 50,1%, assumendo di fatto il controllo di maggioranza.76

Tuttavia, questa partnership è durata poco. A causa delle difficoltà finanziarie emerse nel gruppo Pierer Mobility, che ha avviato un processo di ristrutturazione 76, è stato annunciato tra gennaio e febbraio 2025 che Pierer Mobility/KTM avrebbe rivenduto la sua quota di maggioranza (50,1%) alla Art of Mobility S.A. della famiglia Sardarov.76 La transazione, valutata nell’ordine delle “medie decine di milioni” di euro 78, dovrebbe concludersi nella prima metà del 2025.78

Di conseguenza, MV Agusta è tornata ad essere un’azienda indipendente, controllata al 100% dalla Art of Mobility S.A. della famiglia Sardarov, con sede operativa a Varese.76 L’azienda ha sottolineato che questa mossa la protegge dalle turbolenze finanziarie di Pierer Mobility e le permette di continuare il suo percorso di crescita, salvaguardando dipendenti, fornitori e la rete di concessionari.76

Dati Aziendali: Dipendenti e Fatturato Recenti 👥💰

I dati più recenti disponibili per M V Agusta Motor S.p.A. provengono dall’Ufficio Camerale e si riferiscono all’esercizio 2023 86:

  • Fatturato 2023: € 133.868.536 86
  • Dipendenti 2025 (dato previsionale/anno riferimento): 195 86
  • Utile Netto 2023: € 10.318.895 86
  • Capitale Sociale 2025: € 56.742.324 86

Questi dati mostrano una realtà aziendale di dimensioni contenute rispetto ai grandi gruppi, ma con una redditività interessante nel 2023. L’azienda stessa ha comunicato dati incoraggianti per il 2024, dichiarando di aver venduto 4.000 motociclette, con una crescita del 116% rispetto al 2023, e di aver raggiunto vendite record per i ricambi.76 La rete vendita contava 219 punti vendita attivi a inizio 2025, con l’obiettivo di raggiungere i 270 entro fine anno.76 Esistono piani per aumentare la produzione annua, partendo da un obiettivo iniziale di 5.000 unità fino a una capacità potenziale di 13-14.000 moto.87

L’esclusività del marchio si riflette anche nei prezzi elevati (la F4 CC costava 100.000€ 74, la Superveloce 1000 Serie Oro tra i 68.000 e gli 82.000€ 71), ma questa stessa esclusività rende il modello di business intrinsecamente volatile e dipendente da investimenti costanti e stabili. La storia travagliata delle proprietà 8 è una diretta conseguenza della difficoltà nel bilanciare l’arte motociclistica con la sostenibilità economica. Il recente e rapido ritorno sotto il controllo della famiglia Sardarov evidenzia sia il loro impegno, sia forse la complessità per un grande gruppo industriale come KTM di gestire un marchio così di nicchia durante le proprie difficoltà finanziarie.79

Modelli Iconici: 750 Sport America, F4, Brutale ✨🏆

MV Agusta è sinonimo di moto che sono vere e proprie opere d’arte su due ruote:

  • 750 Sport / 750 America (anni ’70): Dirette discendenti delle moto da corsa pluricampioni del mondo, queste quadricilindriche rappresentavano il massimo dell’esclusività e delle prestazioni negli anni ’70. Prodotte in numeri ridottissimi e con finiture di pregio, sono oggi tra le moto d’epoca più ricercate e costose.8
  • F4 Series (1999-2018): La moto della rinascita. Il design di Tamburini è considerato una pietra miliare.1 Caratteristiche iconiche come il faro romboidale, le carene sinuose, il forcellone monobraccio e lo scarico a “canne d’organo” 74, unite al motore 4 cilindri con valvole radiali 75, ne hanno fatto un successo immediato e duraturo. Prodotta in innumerevoli versioni e serie speciali (750 Oro, S, SPR, Senna; 1000 S, AGO, Tamburini, Senna, R, CC, R312), ha consolidato l’immagine di MV Agusta come costruttore di supercar a due ruote.74 Il suo impatto è stato tale da risollevare le sorti dell’azienda.29
  • Brutale Series: Nata come versione “scarenata” della F4, la Brutale ha inaugurato il filone delle hypernaked ad altissime prestazioni.1 Mantenendo il potente motore (inizialmente il 4 cilindri 750/1000, poi affiancato dal più compatto 3 cilindri 800cc) e la ciclistica raffinata della F4, ma con un’estetica aggressiva e minimale. Anche la Brutale è stata declinata in numerose varianti (1000 RR/RS, 800 RR/Rosso, Dragster RR 10, Rush 1000 29), inclusa la lussuosa Brutale 1000 Serie Oro.31
  • Altri Modelli Rilevanti: La gamma si è poi ampliata con la sport-tourer Turismo Veloce (basata sul motore 3 cilindri) 1, la splendida sportiva retrò Superveloce (anch’essa 3 cilindri, poi anche 1000cc) 30 e la recente adventure Enduro Veloce.72

Benelli: La Leonessa di Pesaro 🦁

Storia del Marchio: La Più Antica Casa Italiana Ancora Attiva 📅🛠️

Benelli vanta un primato unico: è la più antica casa motociclistica italiana ancora oggi in attività. La sua storia inizia nel lontano 1911 a Pesaro, quando la vedova Teresa Boni Benelli investì il capitale di famiglia per aprire un’officina meccanica per i suoi sei figli: Giuseppe, Giovanni, Francesco, Filippo, Domenico e Antonio “Tonino”.1 Inizialmente un garage di riparazioni, l’ambizione dei fratelli Benelli li portò presto a progettare e costruire. Il primo motore vide la luce nel 1919, seguito nel 1921 dalla prima motocicletta completa, la “Velomotore”, una leggera 98cc a due tempi.1 La mente tecnica principale era Giuseppe Benelli, ingegnere di talento.89

Gli anni ’20 e ’30 videro l’affermazione del marchio, grazie soprattutto all’innovativo motore monocilindrico 175cc a 4 tempi con distribuzione monoalbero a camme in testa comandata da cascata di ingranaggi, progettato da Giuseppe.89 Questa moto portò Benelli ai vertici delle competizioni nazionali, con il fratello Tonino Benelli che si laureò campione italiano per ben quattro volte tra il 1927 e il 1931.90 L’azienda dimostrò audacia tecnica anche con progetti come una 250cc quadricilindrica sovralimentata da corsa nel 1939, il cui sviluppo fu interrotto dalla guerra.37

Il secondo conflitto mondiale lasciò la fabbrica Benelli in rovina.90 La ripresa fu possibile grazie all’ingegno dei fratelli, che recuperarono macchinari e riconvertirono circa 1.000 motociclette militari abbandonate per uso civile.90 Il dopoguerra fu segnato dal lancio di uno dei modelli più iconici e di successo della storia Benelli: il Leoncino 125, presentato nel 1951.1 Questa moto leggera e affidabile, prodotta in decine di migliaia di esemplari 92, divenne un simbolo della rinascita italiana. Nello stesso periodo, Benelli continuò a mietere successi nelle corse, vincendo il Campionato del Mondo 250cc nel 1950 con Dario Ambrosini.90 Una scissione interna portò Giuseppe Benelli a fondare la MotoBi, azienda che ebbe notevole successo prima di riunirsi nuovamente con Benelli nel 1962.89

Gli anni ’70 portarono un cambiamento radicale. L’azienda fu acquisita dall’imprenditore argentino Alejandro De Tomaso, che controllava anche Moto Guzzi.37 Sotto la sua gestione, Benelli si lanciò nella sfida ai produttori giapponesi con una gamma di motociclette pluricilindriche. Il fiore all’occhiello fu la Benelli 750 Sei, la prima motocicletta di serie al mondo con motore a sei cilindri in linea, seguita poi dalla versione 900 Sei.11 Vennero prodotte anche moto a quattro cilindri (250 e 500 Quattro 11). Nonostante l’audacia tecnica, la concorrenza giapponese si rivelò difficile da contrastare.

Dopo un periodo di declino, la produzione cessò nel 1988.37 Il marchio fu poi riportato in vita alla fine degli anni ’90 da Andrea Merloni, erede del gruppo industriale Indesit.37 La nuova Benelli puntò su un progetto ambizioso: la Tornado Tre 900, una superbike spinta da un motore a tre cilindri in linea da 900cc, caratterizzata da soluzioni tecniche originali come il radiatore di raffreddamento posizionato sotto la sella.1 Ad essa si affiancò la versione naked TNT (Tornado Naked Tre).1 Nonostante l’impegno anche nel mondiale Superbike, questa rinascita non ebbe il successo sperato e l’azienda affrontò nuove difficoltà finanziarie.20

Proprietà Attuale: Gruppo Cinese Qianjiang (controllato da Geely) 🏢🇨🇳

La svolta definitiva per la sopravvivenza e il rilancio di Benelli è arrivata nel 2005 con l’acquisizione da parte del gruppo cinese Qianjiang Motor Group (noto anche come QJ Motor).1 Qianjiang è a sua volta parte del colosso automobilistico cinese Geely Holding Group, proprietario di marchi come Volvo e Lotus.12

Questa acquisizione ha delineato un modello operativo specifico: la Benelli Q.J. Srl mantiene il suo quartier generale, il centro stile, la ricerca e sviluppo e le attività di marketing a Pesaro, preservando così l’eredità e il design italiano.89 La produzione di massa delle motociclette avviene invece negli stabilimenti cinesi di Qianjiang a Wenling.89 Questa sinergia permette di combinare lo stile e l’ingegneria italiani con la capacità produttiva e la competitività dei costi cinesi. Da notare che, nonostante una breve dichiarazione di fallimento della Benelli QJ Srl nel 2016 per una disputa con un fornitore 95, l’attività è proseguita sotto l’egida Qianjiang, che ha anche lanciato il proprio marchio QJ Motor sul mercato europeo.96 Questa struttura ha permesso a Benelli di rinascere come marchio globale, concentrandosi su segmenti di mercato accessibili e di volume.

Dati Aziendali: Dipendenti e Fatturato Recenti (Benelli Q.J. Srl) 👥💰

I dati finanziari disponibili per l’entità italiana Benelli Q.J. Srl, con sede a Pesaro, forniscono un’indicazione delle attività gestite localmente (principalmente design, R&D, marketing e vendite per alcuni mercati). I dati più recenti dall’Ufficio Camerale sono 97:

  • Fatturato 2023: € 92.164.759 97
  • Dipendenti 2025 (dato previsionale/anno riferimento): 71 97
  • Utile Netto 2023: € 97.755 97
  • Capitale Sociale 2025: € 2.530.324,35 97

Questi numeri, pur significativi per l’entità italiana, non riflettono la scala globale della produzione e delle vendite del marchio Benelli sotto l’ombrello Qianjiang/Geely, che è considerevolmente maggiore. Il successo di modelli come la TRK 502, diventata un bestseller in Italia e in altri mercati europei 12, testimonia l’efficacia della strategia attuale nel segmento delle medie cilindrate.90

Il caso Benelli è emblematico di come un marchio storico italiano possa trovare una nuova via attraverso l’investimento estero, in questo caso cinese. Mantenendo il centro decisionale e stilistico in Italia 89, ma sfruttando la potenza produttiva asiatica, Benelli è riuscita a reinventarsi e a conquistare una quota di mercato significativa, specialmente nel segmento delle moto adventure di media cilindrata, un approccio diverso da quello più esclusivo di Ducati o MV Agusta.

Modelli Iconici: Leoncino, Sei, Tornado, TNT, TRK 502 ✨🏆

Nella sua lunga storia, Benelli ha creato moto memorabili:

  • Leoncino (1951 & Rilancio Moderno): Forse il modello più simbolico della storia Benelli. La 125cc originale fu un enorme successo nel dopoguerra, caratterizzando un’intera epoca.1 Il nome e l’iconico leoncino sul parafango 2 sono rimasti impressi nella memoria collettiva. Il nome è stato ripreso con successo dalla gestione Qianjiang per una gamma moderna di moto dallo stile scrambler/classico (disponibile in varie cilindrate, 125, 500, 800), che unisce heritage e design contemporaneo.1 Questo legame con il passato è un elemento chiave del marketing attuale.
  • Sei (750/900): Un’audace scommessa tecnica dell’era De Tomaso. La prima moto di serie a sei cilindri al mondo, un vero status symbol negli anni ’70 e ’80, ancora oggi ammirata per la sua unicità meccanica e il suo sound.11
  • Tornado Tre (900/1130): Il simbolo della rinascita tentata da Merloni. Una superbike a tre cilindri tecnicamente interessante e dal design distintivo (con la ventola di raffreddamento sotto il codone).1 Nonostante le ambizioni, non ottenne il successo commerciale sperato.20
  • TNT (Tornado Naked Tre): La versione naked della Tornado, anch’essa dotata del motore tre cilindri.1 Il nome TNT è stato poi riutilizzato dalla gestione Qianjiang per diversi modelli di varie cilindrate (come TNT 125, TNT 300, TNT 600).93
  • TRK 502 / TRK Series: La moto che ha decretato il successo della Benelli moderna. Lanciata sotto la proprietà Qianjiang, questa adventure tourer di media cilindrata (500cc bicilindrico) ha conquistato il mercato grazie a un mix vincente di stile, versatilità, dotazione e prezzo competitivo.12 È stata la moto più venduta in Italia per diversi anni nel suo segmento.12 La famiglia TRK si è poi allargata con le versioni 250 e 702.90

Il Leoncino, in particolare, funge da ponte tra il glorioso passato e il presente globale di Benelli. Il suo rilancio non è stato solo un’operazione nostalgia, ma una scelta strategica per conferire autenticità e carattere ai nuovi prodotti, sfruttando un nome e un simbolo radicati nella storia del marchio.90

Piaggio & Vespa: La Rivoluzione della Mobilità 🛵

Storia del Marchio: Dagli Aerei alla Vespa, Icona Mondiale 📅🛠️

Il nome Piaggio è indissolubilmente legato a un’invenzione che ha rivoluzionato la mobilità individuale nel XX secolo: la Vespa. Tuttavia, le origini dell’azienda sono ben più antiche e diversificate. Fondata nel 1884 da Rinaldo Piaggio, la società iniziò operando nel settore degli arredamenti navali, per poi passare alle costruzioni ferroviarie e, soprattutto, all’industria aeronautica, diventando un importante produttore di aerei prima e durante la Seconda Guerra Mondiale.33

Il conflitto bellico segnò una svolta. Con lo stabilimento aeronautico di Pontedera gravemente danneggiato dai bombardamenti e le restrizioni imposte all’industria aeronautica italiana, Enrico Piaggio, figlio di Rinaldo, intuì la necessità impellente di un mezzo di trasporto personale semplice, robusto ed economico per rimettere in moto il Paese.5 Affidò il compito a Corradino D’Ascanio, geniale ingegnere aeronautico che, curiosamente, non amava le motociclette tradizionali.5 D’Ascanio riversò la sua esperienza aeronautica in un progetto rivoluzionario: un veicolo con telaio monoscocca portante in lamiera stampata (eliminando il telaio tubolare), motore e trasmissione diretti sulla ruota posteriore (eliminando la catena), cambio al manubrio e una posizione di guida comoda e protettiva, facile anche per le donne con la gonna.5 Quando Enrico Piaggio vide il primo prototipo funzionante, l’MP6 (Moto Piaggio 6), si dice che esclamò: “Sembra una vespa!”, per via della carrozzeria bombata posteriormente, della “vita” stretta e del manubrio che ricordava le antenne.5 Il nome rimase. Il brevetto fu depositato il 23 aprile 1946 e i primi 13 esemplari uscirono dalla fabbrica di Pontedera nella primavera dello stesso anno.5

Il successo della Vespa fu immediato e travolgente. Divenne rapidamente non solo un mezzo di trasporto pratico ed economico, ma un vero e proprio fenomeno di costume, simbolo della rinascita italiana, della libertà, del design e dello stile italiano nel mondo.1 Le vendite esplosero: un milione di Vespa vendute entro il 1956, dieci milioni alla fine degli anni ’80.100 La Vespa fu prodotta su licenza in numerosi paesi (Germania, Regno Unito, Francia, Spagna, India, Brasile, Indonesia) 10 e divenne protagonista al cinema, consacrata dal film “Vacanze Romane” con Audrey Hepburn e Gregory Peck.99 Il suo design iconico è esposto nei più importanti musei di arte moderna e design del mondo 5, e divenne un elemento centrale della cultura Mod negli anni ’60, insieme alla rivale Lambretta.12

Mentre la Vespa rimaneva il prodotto di punta, il Gruppo Piaggio continuò a crescere e diversificare. Già negli anni ’40 nacque l’Ape, il veicolo commerciale a tre ruote derivato dalla Vespa. Nel corso degli anni, Piaggio acquisì altri marchi storici italiani: Gilera nel 1969 1, seguita da Derbi 45 e, nel 2004, Aprilia e Moto Guzzi, creando un colosso europeo delle due ruote.33 Piaggio ha continuato a innovare anche con prodotti come l’MP3, uno dei primi e più riusciti scooter a tre ruote basculanti, che ha aperto un nuovo segmento di mercato.41

La proprietà del Gruppo Piaggio ha visto diversi passaggi. Dopo un periodo sotto l’influenza della famiglia Agnelli (con Giovanni Alberto Agnelli presidente fino alla sua prematura scomparsa 38), e una fase di controllo da parte del fondo Morgan Grenfell Private Equity 38, dal 2003 il Gruppo è controllato dalla holding industriale Immsi S.p.A., guidata dalla famiglia Colaninno.33 Dal 2006, Piaggio & C. S.p.A. è quotata alla Borsa Italiana.46

Proprietà Attuale: Piaggio Group (controllato da Immsi S.p.A.) 🏢🇮🇹

Oggi, Piaggio & C. S.p.A. è la società capogruppo che detiene un portafoglio di marchi prestigiosi nel settore delle due ruote e dei veicoli commerciali leggeri: Piaggio, Vespa, Aprilia, Moto Guzzi, Gilera, Derbi, Scarabeo, Ape.45

Il controllo del Gruppo è saldamente nelle mani di Immsi S.p.A., una holding industriale anch’essa quotata in borsa, riconducibile alla famiglia Colaninno.33 Questa struttura garantisce una guida strategica stabile.

Piaggio Group è un attore globale, con una presenza produttiva internazionale che include gli storici stabilimenti italiani di Pontedera (dove nascono Vespa e Piaggio), Noale (Aprilia) e Mandello del Lario (Moto Guzzi), affiancati da importanti poli produttivi in India (Baramati) e Vietnam (Vinh Phuc), oltre ad altri impianti.45 Il Gruppo dispone di sei centri di ricerca e sviluppo, tra cui Piaggio Fast Forward a Boston, focalizzato su soluzioni di mobilità innovative 45, e opera in oltre 50 paesi attraverso una vasta rete distributiva che comprende concessionari tradizionali e i moderni store multi-brand Motoplex.46

La strategia di Piaggio Group si basa sulla valorizzazione dei singoli marchi, ciascuno con la sua identità e il suo target specifico, sfruttando al contempo le sinergie a livello di gruppo in aree come la ricerca e sviluppo (ad esempio sulla mobilità elettrica e ibrida 45), la produzione, gli acquisti e la distribuzione.46 Questa consolidazione ha permesso al gruppo di raggiungere dimensioni significative e competere efficacemente a livello mondiale.

Dati Aziendali: Dipendenti e Fatturato (Gruppo Piaggio consolidato) 👥💰

Essendo una società quotata, i dati finanziari consolidati del Gruppo Piaggio sono pubblici e regolarmente aggiornati. I risultati più recenti disponibili si riferiscono all’esercizio fiscale 2024, approvati nel marzo 2025 50:

  • Ricavi Consolidati 2024: € 1.701,3 milioni (in calo rispetto a € 1.985,1 milioni nel 2023) 50
  • Utile Netto 2024: € 67,2 milioni (in calo rispetto a € 91,1 milioni nel 2023) 50
  • Veicoli Venduti 2024: 481.600 (in calo rispetto a 559.500 nel 2023) 50
  • EBITDA 2024: € 286,7 milioni (con un margine record del 16,9%) 50
  • Investimenti 2024: € 182,7 milioni (+12,2% vs 2023) 50

Per confronto, i dati relativi all’esercizio 2023 sono 50:

  • Ricavi Consolidati 2023: € 1.985,1 milioni
  • Utile Netto 2023: € 91,1 milioni
  • Veicoli Venduti 2023: 559.500
  • EBITDA 2023: € 325 milioni (margine 16,4%)

Riguardo al numero di dipendenti del Gruppo Piaggio a livello globale, le fonti presentano dati leggermente diversi. Il bilancio 2023 menziona 5.925 dipendenti per la capogruppo (?) 103, mentre una FAQ sul sito ufficiale parla genericamente di “oltre 8.000” dipendenti.104 Dati meno recenti (2014) parlavano di circa 7.000 dipendenti.103 Si può ragionevolmente stimare che il numero attuale si collochi in un intervallo tra 6.000 e 8.000 dipendenti a livello mondiale.

Questi dati consolidati riflettono la performance complessiva di tutti i marchi del Gruppo Piaggio, inclusi Piaggio, Vespa, Aprilia, Moto Guzzi, Gilera, Derbi e Ape.

Modelli Iconici: Vespa (Varie), MP3 ✨🏆

Il Gruppo Piaggio ha creato veicoli che hanno fatto la storia della mobilità:

  • Vespa (Generale): Più che un modello, è un’istituzione. Lo scooter per antonomasia, simbolo universale di stile italiano, libertà e praticità.1 Con oltre 19 milioni di unità prodotte dal 1946 45, la sua longevità è leggendaria. La sua forza risiede nell’essere stata concepita come veicolo utilitario, ma trasformata dalla cultura popolare in un’icona di stile.5
  • Vespa 98 (1946): Il modello capostipite, semplice ed essenziale, che diede inizio alla leggenda.5
  • Vespa 125 (1948/49): Introdusse migliorie tecniche come la sospensione posteriore e un motore più potente, diventando un bestseller e la protagonista di “Vacanze Romane”.99
  • Vespa 150 GS (1955): Considerata da molti “la Vespa più bella di sempre”. Introdusse un design più sportivo ed elegante, ruote da 10 pollici, sella lunga e prestazioni brillanti.99
  • Vespa 50 (1963): Il “Vespino”, che aprì le porte della mobilità ai giovanissimi senza patente (in Italia all’epoca).2 Declinato in versioni popolarissime come la Special.5
  • Vespa Primavera (1968): Uno dei modelli small-frame (scocca piccola) più amati e longevi, simbolo degli anni ’60 e ’70.5 Il nome è stato ripreso per i modelli attuali.100
  • Vespa PX Series (anni ’70 – 2017, con revival): L’ultima grande Vespa large-frame (scocca grande) con cambio manuale al manubrio e motore a 2 tempi (poi 4 tempi nelle ultime versioni). Un’icona di robustezza e stile classico, prodotta per decenni nelle cilindrate 125, 150 e 200cc.5
  • Vespa PK Series (anni ’80): L’evoluzione della small-frame, con linee più moderne e introduzione della versione automatica.5
  • Vespe Moderne (ET, LX, GT, GTS, Primavera, Sprint, Elettrica): La Vespa ha saputo evolversi mantenendo il suo fascino. I modelli moderni adottano motori a 4 tempi, trasmissioni automatiche CVT 98, tecnologie aggiornate e versioni elettriche (Vespa Elettrica 98), pur conservando il design iconico della scocca portante.100 Include edizioni speciali e lussuose come la 946 (anche in collaborazione con Dior e Armani 38).
  • Piaggio MP3: Non una Vespa, ma un’altra innovazione chiave di Piaggio. Il primo scooter a tre ruote basculanti di grande successo commerciale, capace di offrire maggiore stabilità e sicurezza, soprattutto su fondi scivolosi.41 Ha creato un nuovo segmento di mercato ed è stato proposto anche in versione ibrida.101

Altri Marchi Storici Degni di Nota 🕰️

Il panorama motociclistico italiano è stato storicamente molto più ricco e variegato dei soli marchi principali oggi attivi. Molte altre case hanno contribuito a scrivere pagine importanti di questa storia, e alcune meritano una menzione:

  • Gilera: Fondata nel 1909 1, è uno dei marchi più antichi. Vanta un passato glorioso nelle corse, sia con le potenti monocilindriche come la Saturno 11, sia con le sofisticate 4 cilindri da Gran Premio che dominarono la classe 500 negli anni ’50.11 Nel dopoguerra, ha prodotto anche moto più accessibili e, più recentemente, scooter di successo come il Runner.1 Acquisita da Piaggio nel 1969 1, il marchio fa ancora parte del Gruppo, sebbene la sua presenza sul mercato sia attualmente ridotta.
  • Laverda: Fondata nel 1949, Laverda si è costruita una reputazione per motociclette potenti, robuste e performanti, soprattutto negli anni ’60 e ’70.1 Modelli come la 750 SF e la sua versione da competizione SFC (famosa nella sua livrea arancione) 11, e la brutale 1000 Jota (una delle moto di serie più veloci della sua epoca) 1 sono diventati leggendari. Spesso associata alla nascente cultura delle café racer in Italia.28 Anche Laverda è stata acquisita dal Gruppo Piaggio, ma la produzione è cessata intorno al 2006, dopo la scomparsa di Massimo Laverda.1
  • Bimota: Nata nel 1973 a Rimini dall’unione dei nomi dei fondatori Valerio Bianchi, Giuseppe Morri e Massimo Tamburini.14 Bimota si è specializzata nella creazione di motociclette esclusive, caratterizzate da ciclistiche estremamente raffinate e innovative, costruite attorno a motori di serie forniti dai principali costruttori giapponesi (Kawasaki, Suzuki, Yamaha, Honda) e italiani (Ducati).12 Famosa per la sua Tesi con sospensione anteriore a forcellone e sterzo nel mozzo.20 Dopo alterne vicende, tra cui un fallimento nel 2001 106, l’azienda è stata rilanciata e dal 2019 vede la partecipazione di Kawasaki Heavy Industries al 49,9% del capitale.20 La produzione, artigianale e limitata, continua a rappresentare l’eccellenza telaistica italiana. I modelli recenti includono la KB4 (con motore Kawasaki Ninja 1000SX) 12 e la Tesi H2 (con motore sovralimentato Kawasaki H2).108 L’azienda conta attualmente circa 15 dipendenti.106
  • Fantic Motor: Fondata nel 1968 a Barzago 105, Fantic Motor si è affermata principalmente nel settore fuoristrada (Regolarità/Enduro e Trial), ma è diventata celebre soprattutto per un modello iconico: il Caballero.54 Lanciato alla fine degli anni ’60, il Caballero (nelle sue varie cilindrate, tipicamente 50cc per i giovanissimi) è stato il sogno di intere generazioni di adolescenti italiani, simbolo di libertà e divertimento.54 Fantic ha saputo rilanciare con successo questo nome negli ultimi anni, creando una gamma di moto moderne dallo stile scrambler e flat track (125, 500 e 700cc).113 L’azienda è oggi molto attiva, produce anche e-bike 118, ha acquisito lo storico produttore di motori Motori Minarelli (che ora fornisce i propulsori per i nuovi Caballero 113) e il marchio di biciclette Bottecchia Cicli 113, ed è impegnata nelle competizioni, inclusa la classe Moto2 del Motomondiale.113
  • Altri Nomi: L’elenco potrebbe continuare a lungo, citando marchi come Moto Morini (famosa per i suoi bicilindrici a V di 72°) 1, Cagiva (che negli anni ’80 e ’90 fu un grande gruppo, proprietario anche di Ducati, MV Agusta e Husqvarna, e creò moto iconiche come la Mito 125 30 e le Elefant da rally) 10, Garelli (celebre per i suoi ciclomotori negli anni ’70 e ’80, come il Gulp 1) 1, e Mondial (dominatrice nei primi anni del Motomondiale).10 Questa ricchezza testimonia la profonda cultura motociclistica radicata in Italia.105

Tabella Comparativa: Marchi Italiani a Confronto 📊

La tabella seguente riassume alcuni dati chiave per i principali marchi motociclistici italiani attualmente attivi, offrendo una visione comparativa della loro scala operativa e struttura proprietaria.

MarchioAnno FondazioneSede PrincipaleProprietà AttualeDipendenti (Anno Rif.)Fatturato (Anno Rif., €)Note
Ducati1926BolognaLamborghini / Audi / VW Group1.680 (2025)905.646.319 (2023)Dati Ducati Motor Holding S.p.A. 23
Aprilia1945 (moto 1968)Noale (VE) / Pontedera (PI)Gruppo Piaggio (Immsi S.p.A.)84 (2025, Racing Srl)48.257.197 (2023, Racing Srl)Dati specifici limitati; risultati consolidati nel Gruppo Piaggio 48
Moto Guzzi1921Mandello del Lario (LC)Gruppo Piaggio (Immsi S.p.A.)N/AN/ARisultati consolidati nel Gruppo Piaggio
MV Agusta1945VareseArt of Mobility S.A. (Famiglia Sardarov)195 (2025)133.868.536 (2023)Dati M V Agusta Motor S.p.A. 86
Benelli1911Pesaro (PU)Qianjiang Motor Group / Geely Holding Group71 (2025)92.164.759 (2023)Dati Benelli Q.J. Srl (entità italiana) 97
Piaggio Group1884 (moto 1946)Pontedera (PI)Controllato da Immsi S.p.A. (Famiglia Colaninno)~6.000-8.000 (Globale)1.701.300.000 (2024)Dati consolidati di Gruppo (include tutti i marchi) 50

Nota: I dati su dipendenti e fatturato possono riferirsi ad anni diversi o a specifiche entità legali; “N/A” indica dati specifici non pubblicamente disponibili o consolidati a livello di gruppo.

Questa tabella evidenzia la diversità nel panorama italiano: la scala globale del Gruppo Piaggio, la dimensione considerevole di Ducati all’interno del Gruppo VW, e le realtà più focalizzate ma storicamente rilevanti come MV Agusta e Benelli, quest’ultima con un modello di business integrato con la Cina.

Le Moto Italiane Indimenticabili: Icone della Storia 📜

Al di là dei singoli marchi, alcune motociclette italiane hanno trasceso la loro origine per diventare icone globali, influenzando il design, la tecnologia e la cultura motociclistica nel suo complesso. Celebriamo alcune delle più significative:

  • Piaggio Vespa: Impossibile non iniziare dalla Vespa. Nata nel 1946 come mezzo di trasporto economico e geniale 5, è diventata il simbolo stesso dello scooter, un’icona del design italiano riconosciuta in tutto il mondo.1 La sua scocca portante, la facilità di guida e lo stile inconfondibile l’hanno resa un fenomeno culturale che dura da quasi 80 anni.
  • Ducati 916: Presentata nel 1994, la 916 di Massimo Tamburini è considerata una delle moto più belle di tutti i tempi.1 Ha ridefinito l’estetica delle superbike con il suo design aggressivo e pulito (monobraccio, scarico sottosella) e ha dominato le piste del mondiale Superbike, diventando il punto di riferimento per le sportive degli anni ’90.17
  • Moto Guzzi V7: La moto che nel 1967 introdusse il leggendario motore bicilindrico a V trasversale, simbolo stesso di Moto Guzzi.1 Non solo salvò l’azienda dalla crisi, ma diede vita a una piattaforma versatile e longeva, il cui spirito rivive ancora oggi nei modelli moderni che portano lo stesso nome.29
  • MV Agusta F4: Il capolavoro di Tamburini che segnò la rinascita di MV Agusta alla fine degli anni ’90.1 Con il suo design scultoreo e il suo potente motore 4 cilindri a valvole radiali, la F4 incarna l’idea di “Motorcycle Art”, unendo prestazioni estreme a una bellezza senza tempo.74
  • Laverda 750 SF/SFC: Negli anni ’70, la Laverda 750, specialmente nella versione SFC (Super Freni Competizione), era sinonimo di prestazioni solide e grande affidabilità, soprattutto nelle gare di durata.11 Il suo stile muscoloso e la sua livrea arancione l’hanno resa un’icona di quell’epoca e un’ispirazione per la cultura café racer in Italia.28
  • Moto Guzzi Otto Cilindri: Anche se non fu un successo commerciale o sportivo duraturo, la V8 da Gran Premio del 1954-57 rimane un monumento all’audacia ingegneristica italiana.11 Un motore V8 da 500cc su una moto da corsa negli anni ’50 era pura fantascienza, un sogno tecnico che ancora oggi stupisce per la sua ingegneria.

Bibliografia

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  95. Benelli dichiarata fallita, il marchio storico è di proprietà dei cinesi di Qj, accesso eseguito il giorno aprile 11, 2025, https://motori.ilmessaggero.it/due_ruote/benelli_marchio_storico_proprieta_cinesi_qj_dichiarata_fallita-1876078.html
  96. QJ Motor (Geely) arriva in Italia: la gamma moto e i prezzi – La Gazzetta dello Sport, accesso eseguito il giorno aprile 11, 2025, https://www.gazzetta.it/motori/la-mia-moto/11-07-2023/qj-motor-geely-arriva-in-italia-moto-e-prezzi.shtml
  97. BENELLI Q. J. SRL, Partita IVA: 02229420415, Fatturato, Dipendenti, PEC, accesso eseguito il giorno aprile 11, 2025, https://www.ufficiocamerale.it/9673/benelli-q-j-srl
  98. La nascita di un mito: il 29 marzo 1946 la Vespa viene presentata a Roma, accesso eseguito il giorno aprile 11, 2025, https://www.tourinvespa.com/la-nascita-di-un-mito-il-29-marzo-1946-la-vespa-viene-presentata-a-roma/
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Autore

  • massy biagio

    Fondatore di Economia Italiacom e Finanza Italiacom è divulgatore finanziario e trader.