L’home sharing è la nuova frontiera del guadagno per chi ha una casa da affittare. Questa pratica consiste nell’affittare una casa intera o delle stanze a chi ne ha bisogno per pochi giorni.
La pratica dell’home sharing si è diffusa anche grazie ai canali web, che hanno fatto rimbalzare il fenomeno e lo hanno reso noto.
Non c’è niente di nuovo o rivoluzionario, si tratta solo di usare i nuovi strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione per fare cose che si è sempre fatto, come quella di affittare una stanza o di affittare tutta casa, riuscendo a trovare in modo molto più veloci i clienti e per il cliente riuscendo a trovare la camera giusta, al prezzo voluto in pochi secondi.
In sostanza, come si fa a guadagnare affittando casa? E quali tasse bisogna poi pagare? Ecco tutto quello che c’è da sapere sul fenomeno dell’home sharing.
Home sharing: come nasce e quando si sviluppa
Prima di capire come guadagnare affittando casa, bisogna capire quando e come nasce l’home sharing.
Lo scambio di case era già celebre negli anni Cinquanta, almeno nei paesi anglosassoni. I professori, che avevano lunghi periodi di vacanza, si scambiavano la casa con altri colleghi. Lo scambio era di solito un baratto, nel senso che nessuno dei due doveva pagare nulla. Il pagamento avveniva nel momento in cui l’altra famiglia prendeva reciprocamente possesso della casa.
In quel periodo storico, dunque, lo scambio avveniva soltanto tra conoscenti. Nella seconda metà degli anni Novanta, invece, internet ha allargato enormemente i confini di questa possibilità .
Si è iniziato con il couchsurfing, cioè con l’affitto di un posto letto o di un divano a ragazzi che si trovavano a passare.
Si è poi passati allo scambio di case vero e proprio, che ha finito per interessare anche le seconde case. La rete mette in contatto gli interessati tramite siti appositi e pagine sui principali social.
Cose da sapere prima di fare l’home sharing
L’home sharing non è sicuramente qualcosa che si può fare alla leggera. Bisogna tenere in conto molti risvolti prima di decidere di noleggiare la propria casa a qualcun altro.
Innanzitutto, dipende se si tratta della casa in cui si abita o di una seconda casa. Irrimediabilmente si è molto più attaccati alla propria casa di residenze, e si è gelosi dei propri spazi. L’home sharing, quindi, non fa al caso di chi non tollera sconosciuti nella propria casa.
In secondo luogo, bisogna essere pronti a tutto. Non tutte le persone hanno il proprio stesso livello di pulizia o le stesse esigenze. Per fare home sharing bisogna essere flessibili.
Occorre, ovviamente, prendere anche dei piccoli accorgimenti per tutelare i propri beni. Non bisogna mai lasciare oggetti di valore esposti nella propria casa. Gioielli, quadri o lampade di particolare valore è meglio che vengano riposte. È vero che i controlli sono elevati, ma la prudenza non è mai troppa.
Tutti questi accorgimenti forse possono essere esagerati, ma dipende anche molto dai canali a cui ci si affida per trovare la persona che viene a casa propria. Se ci si basa sul web, fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio.
Come fare home sharing: i siti dedicati
Chi si basa sul web per trovare gli affittuari deve necessariamente rivolgersi a dei siti dedicati.
Il più celebre è sicuramente Airbnb, un sito di hosting che conta oltre 80 mila iscritti. Il fatturato medio annuo mosso da Airbnb sfiora i 3,5 miliardi di euro.
Un’altra celebre piattaforma è Homesharingitaly.it, un sito completamente dedicato all’Italia.
Il funzionamento di queste piattaforme è simile per tutte. Bisogna registrarsi come padrone di casa e mettere a disposizione il proprio immobile. Ovviamente bisogna provvedere al rilascio di molte fotografie che descrivano la casa. Si fissa un prezzo e si offrono eventuali optional: biancheria, set da cucina, posate, phon, prodotti per la cura della persona e molto altro.
Generalmente queste piattaforme chiedono il pagamento anticipato. Bisogna essere quindi ben sicuri che il viaggio verrà svolto. Spesso, infatti, non ci sono diritti al rimborso.
Sia gli affittuari che gli inquilini possono lasciarsi a vicenda dei feedback. Questo aiuta a scoprire gli eventuali truffatori e a segnalare ai padroni di casa quali inquilini è meglio lasciare fuori dalla porta.
Quanto si guadagna con l’affitto di casa
La domanda da un milione di dollari è: quanto si guadagna con l’home sharing? È possibile vivere di rendita con questo meccanismo?
Sicuramente i guadagni dipendono molto anche dalla location. Città come Roma, Napoli, Milano, Firenze, Torino o Verona, essendo città d’arte e di visita, offrono guadagni maggiori.
Molto dipende anche dalla particolarità del luogo o dalla stagionalità . Le case in montagna subiscono un boom di affitti nella stagione invernale, laddove quelle al mare sono piene nella stagione estiva.
Le città possono diventare poli di attrazione anche per eventi momentanei che portano un forte afflusso turistico prima sconosciuto.
Mediamente un affittuario iscritto a Airbnb può guadagnare attorno ai 2-3000 euro l’anno.
Secondo un’inchiesta di Repubblica del maggio 2016, gli affittuari più ricchi sono quelli di Firenze. Affittare una casa su un sito di home sharing nella città di Dante frutta oltre 6000 euro annui al proprietario.
C’è anche da dire che l’home sharing si basa su gruppi piuttosto ristretti di persone. Difficilmente si affitta un appartamento se si è in più di 4 persone.
Si devono pagare le tasse sui guadagni?
I guadagni derivati dall’home sharing devono, ovviamente, essere dichiarati.
I siti a diffusione internazionale, come Airbnb, hanno dunque politiche diverse per ogni paese. All’estero il sito trattiene le tasse di ogni host (cioè di ogni padrone di casa) e le versa allo Stato.
In Italia, invece, chi si iscrive sul sito per promuovere il proprio appartamento deve pagare un’affiliazione, ma non ha garantito questo ruolo di mediazione nella tassazione.
Per questo motivo i guadagni devono essere dichiarati come guadagni ulteriori quando si fa la dichiarazione dei redditi. Se si utilizza un modello 730 precompilato, ad esempio, bisogna inserire i guadagni dell’home sharing negli spazi liberi per gli ulteriori introiti.
di: Elena Pepponi
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