Un docente di Economia presso l’Università la Sapienza, prof Sabatini lancia un allarme: ci sarebbe un piano segreto di uscire dall’euro da parte del Governo Conte, teorizzata già dal Prof Savona, quello che Salvini voleva a tutti i costi come Ministro dell’economia e a cui Mattarella si è strenuamente opposto, mettendo il suo veto da Presidente degli italiani.
Leggiamo insieme questa interessante analisi che si basa su punti ed evidenze che lasciano veramente con il fiato sospeso
Lo spread viaggia verso i 290 punti base, il rendimento dei titoli a 2 anni è quasi triplicato nell’ultimo mese e l’ultima asta dei Bot annuali è andata deserta.
Sono premesse dell'”incidente”, la crisi finanziaria che alcune figure chiave del governo auspicano affinché l’Italia sia “costretta” a uscire dall’euro senza che Lega e 5 stelle debbano pagarne il prezzo politico. E sono la conseguenza naturale di due fattori:
1) La reiterata intenzione dei principali esponenti della maggioranza di attuare il programma di governo già dalla prossima legge finanziaria, e la loro reazione anacronistica (un misto di strafottenza, ignoranza dei problemi e incapacità di valutare le conseguenze) quando gli si fa notare che la relativa spesa dovrebbe essere finanziata in deficit ben oltre i limiti consentiti dalla nostra collocazione nell’unione monetaria, facendo diventare sempre più rischiosi e indesiderabili i titoli del debito pubblico e rendendo probabili Italexit, default e bancarotta della pubblica amministrazione (solo per cominciare).
2) Le continue dichiarazioni minatorie di Claudio Borghi e Alberto Bagnai, presidenti delle commissioni bilancio e finanze della Camera e del Senato, nonché principali advisor economici della Lega, che auspicano esplicitamente l’uscita dell’Italia dall’euro e la stampa di oceani di lire per finanziare il programma di governo. Gli analisti hanno imparato a conoscere Borghi e Bagnai per quello che sono: avventurieri animati da un fervido fanatismo e dall’incoscienza che sempre deriva dalla scarsa comprensione dei sistemi complessi.
I due chiedono che la Bce compri i titoli del debito italiano – finanziando di fatto le nostre spese in deficit – ogni volta che lo spread superi i 150 punti base. Altrimenti, minacciano, l’Italia sarà “costretta” a fare default e uscire dall’euro, indebolendo la stabilità dell’eurozona.
Che in buona sostanza vuol dire: pagate voi il prezzo delle costosissime fanfaronate populiste del governo, altrimenti ci suicidiamo (o meglio suicidiamo i cittadini italiani, degradati dagli incoscienti a meri scudi umani: altro che governo del popolo). Una minaccia non esattamente credibile.
Ora, mettiamoci nei panni di un investitore che deve allocare i risparmi dei suoi clienti, o di un semplice risparmiatore come noi. Abbiamo di fronte un debitore già enormemente indebitato che chiede soldi per finanziare nuove spese galattiche e in alcuni casi strampalate, ma non mostra alcuna preoccupazione di fronte al rischio di non poterli restituire. Per quale motivo dovremmo prestarglieli? Perché ci promette che nel caso li restituirà con interessi (i “rendimenti” dei titoli) molto elevati. Il rendimento dei titoli, infatti, è un premio per il rischio: maggiore è il rischio di default, più alto il rendimento che il debitore dovrà offrire. La Germania è il paese con le finanze pubbliche più solide d’Europa, quindi il rendimento dei suoi titoli viene usato come termine di paragone: più un paese è percepito “a rischio”, più sale la differenza tra il rendimento dei suoi titoli di stato e quello dei paesi poco rischiosi, come la Germania.
È lo spread appunto, ed è destinato ad aumentare quanto più il governo e i suoi “economisti” proseguiranno nella loro strategia suicida (che, ribadisco, è più che altro una strategia omicida). Finché nessuna promessa di alti rendimenti basterà più a bilanciare il rischio di default. Sarà il “sudden stop”, il crollo improvviso della fiducia degli investitori nelle nostre finanze pubbliche e l’azzeramento dei prestiti esteri (ma non solo) da un giorno all’altro. L'”incidente” che sarebbe molto gradito a Borghi e Bagnai.
Il paradosso è che l’incidente potrebbe travolgere il governo, perciò è inutile e dannoso anche per Lega e 5 stelle. Si può ancora evitare o, come ha profetizzato (e auspicato) Borghi, ormai “il meccanismo è innescato”?
Forse sì, è troppo tardi, ma intanto due piccoli passi potrebbero aiutare ad allontanare l’omicidio-suicidio.
1) Emarginare gli esponenti della maggioranza che cercano l’incidente. Non solo deve essere chiaro che la linea anti-euro è minoritaria nel governo, ma Borghi e Bagnai devono essere allontanati da ogni responsabilità istituzionale che implichi un ruolo nell’iter della finanziaria. E poi magari dare le password dei loro account social a Casalino, come già è successo per i poveri ex ministri in pectore dei 5 stelle.
2) Interrompere l’assalto alla finanziaria: seguire la linea per lo più prudente e realista del ministro Tria, chiarendo che il programma di governo sarà attuato solo se compatibile coi vincoli di bilancio imposti dalla sostenibilità del debito e dalla stabilità monetaria (cioè che non sarà attuato, per ora). Nel frattempo lavorare pure, se lo si ritiene opportuno, per allentare i vincoli europei, ma con una trattativa seria anziché con le minacce tracotanti di esperti improvvisati che hanno studiato all’università di Twitter.
Salvini e Di Maio non devono temere: sul piano del consenso non sarà affatto un problema. Il paese è così instupidito dalla propaganda che potranno tranquillamente dominarlo per i prossimi venti anni anche solo mostrandosi a torso nudo mentre mangiano gelati in spiaggia, o millantando nuovi nemici contro cui coalizzare il popolo; che so, la casta dei professori, i produttori di maglioncini, o i rettiliani.
Per noi sarà durissima lo stesso, ma almeno il paese non ne uscirà completamente distrutto e dopo il ventennio la ricostruzione sarà più rapida.