Il tema delle emissioni nocive è sentito in modo crescente e, nell’ultimo periodo, sono sempre più stringenti le disposizioni europee verso i motori diesel. Questo è un carburante decisamente più economico rispetto alla benzina, ma che viene ritenuto molto più inquinante dai governi europei.
Tuttavia, dopo lo scandalo Dieselgate, alcune associazioni di consumatori hanno dimostrato, con dei test sulle auto in circolazione, che un motore diesel di nuova generazione inquini meno rispetto ad uno a benzina con medesime prestazioni. Ci sono però opinioni contrastanti a riguardo, specialmente in Italia, dove sono previsti dei blocchi progressivi nei prossimi anni. Quello a cui si assisterà sarà senza dubbio un cambio radicale per i motori diesel nel 2020.
Motivazioni dei blocchi per il diesel nel 2020
Con l’introduzione della nuova normativa europea sull’RDE (Real Driving Emissions) nel 2018, sono molte le restrizioni che verranno messe in atto nei prossimi anni per scoraggiare l’utilizzo dei veicoli diesel, con l’obiettivo di aggirare il pericolo di motori inquinanti dal 2020.
Tali manovre sono un’evoluzione a lungo termine delle misure per contrastare lo scandalo Dieselgate di Volkswagen, che nel 2015 ha visto falsificare i valori di emissione sui suoi motori diesel con software illegalmente installati sulle auto, evitando di conseguenza i limiti previsti dalle normative ambientali. Per regolamentare le quantità di emissioni di NOx (ossidi d’azoto), il Parlamento Europeo ha introdotto nel settembre 2017 il nuovo standard di circolazione Euro 6 revisione 6d, strutturato in 2 fasi:
- Euro 6d-Temp, misura temporanea obbligatoria per immatricolazioni dal 1 settembre 2019
- Euro 6d, misura definitiva obbligatoria per immatricolazioni dal 1 gennaio 2020
I nuovi standard avranno una quantità contenuta di emissioni nocive, azzerando la presenza di particolato, che non verrà più tollerato dal 2020. Contro questa sostanza nociva si utilizza già , dai motori diesel Euro 4 in poi, il filtro anti-particolato, per ridurre i gas carboniosi emessi da tali veicoli.
Diesel: nuovi test e risultati
Mentre il Parlamento Europeo introduce i nuovi standard per ridurre le emissioni di NOx, i test su queste ultime non vengono più svolti in laboratorio seguendo il ciclo NEDC (New European Driving Cycle) bensì su strada con il ciclo RDE: test più accurati e verosimili, in grado di provare l’effettiva quantità di emissioni inquinanti nel regolare utilizzo.
Considerando che le soglie di emissione con motori da Euro 1 a Euro 5 potevano raggiungere picchi del 500% e quelle da Euro 6a a 6c fino al 210% rispetto alle norme, in merito alle nuove misurazioni è sorto l’obbligo di applicare limiti di tolleranza nell’emissione di ossidi d’azoto:
- 110% per lo standard Euro 6d-Temp
- 50% per lo standard Euro 6d
Secondo associazioni di consumatori tedesche, ADAC, (l’automobile club tedesco) e Altroconsumo, che hanno svolto test di categoria su un campione di 30 automobili di varie dimensioni e caratteristiche, con il passaggio all’Euro 6d si sono visti risultati in cui un diesel di nuova generazione è spesso meno inquinante di un motore a benzina. Esempi di questi test possono essere:
- Citroen C3 Aircross, Mini Countryman e Kia Proceed con motori a benzina presentano inquinamenti maggiori del 50% rispetto a Citroen C4 Cactus, Ford Focus e Fiat Tipo station wagon e maggiori del 35% rispetto a Opel Grandland X, Citroen C5 Aircross e Peugeot 308, tutte con motori diesel Euro 6d-temp
- I maggiori picchi di emissioni CO2 degli Euro 6d-temp e 6d si manifestano su auto di grossa cilindrata e potenza come Audi Q3, Volvo V60 e Alfa Romeo Stelvio
- Vetture ibride come Hyundai IONIQ dimostrano risultati altamente positivi su circolazione urbana, mentre hanno i medesimi valori di emissione di motori a benzina su circolazione extraurbana
Diesel nel 2020: la situazione italiana
Seguendo le disposizioni europee in merito, molte capitali europee come Parigi, Berlino, Madrid e Atene ridurranno e vieteranno la circolazione delle auto a diesel tra 2020 e 2025. Anche in Italia si sta progressivamente assistendo ad una riduzione: se nel settembre 2017 le immatricolazioni di questo tipo di auto sono cresciute del 3,8%, a causa della regolamentazione italiana hanno subito un crollo del 4,1% nello stesso periodo del 2018 e di un ulteriore 3,02% ad agosto 2019.
Le prime limitazioni sono scattate a Milano dal 25 febbraio 2019, con il blocco permanente dei motori diesel Euro 0-1-2-3 e nuove restrizioni in progressione:
- Blocco veicoli commerciali diesel Euro 4 dal 1 ottobre 2020
- Blocco automobili diesel Euro 5 dal 1 ottobre 2022
- Blocco automobili diesel Euro 6a-6b-6c acquistate dopo il 31 dicembre 2018 dal 1 ottobre 2025
Stesse restrizioni sono entrate in vigore per le regioni Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, con limitazioni permanenti che riguardano principalmente centri urbani superiori ai 30,000 abitanti, dove i valori di PM10 e NO2 sono già stati superati a causa di vicissitudini di trasporto locale.
Riduzione e divieto di circolazione in vista anche a Roma, con il sindaco Virginia Raggi che ha auspicato l’abolizione totale del diesel entro il 2024. Obiettivo principale di Roma, come dichiarato dalla Raggi all’evento Women4Climate a Città del Messico del 26 febbraio 2018, è la lotta all’inquinamento della città , divenuto negli ultimi anni un problema sempre più sentito nella capitale, che nel contempo adotta in modo crescente soluzioni dedicate all’elettrico.
Blocco diesel nel 2020: evoluzione o ostacolo al mercato?
Le recenti disposizioni europee sul blocco dei motori diesel nel 2020, applicate nell’ultimo periodo anche in Italia, fanno pensare ad un notevole investimento in favore dell’ambiente nonché della salubrità dell’aria. Una criticità particolarmente sentita, specialmente nelle città più popolate e trafficate d’Europa e che ha visto il suo culmine con lo scandalo Dieselgate del 2015 ad opera di Volkswagen.
A conti fatti, sono tante le misure per incentivare i motori diesel di nuova generazione, che secondo alcuni test risultano meno inquinanti rispetto a molte auto analoghe a benzina. Nonostante questo, però, negli ultimi anni si è visto un brusco calo delle immatricolazioni diesel specialmente in Italia, con molte nazioni europee che continuano a far circolare automobili con motori precedenti agli Euro 6, in particolare:
- Germania, 9,9 milioni di auto
- Francia, 9,8 milioni di auto
- Regno Unito, 8,5 milioni di auto
- Italia, 6,6 milioni di auto
In questa classifica l’Italia, al quarto posto, è anche tra le più virtuose, con una lotta alla circolazione diesel già iniziata a febbraio 2019 dalle regioni del nord. Per quanto concerne le case produttrici, invece, è Volkswagen a rappresentare il marchio meno propenso all’evoluzione, con 11,6 milioni di diesel di vecchia generazione.
In ogni caso, sono ancora 51 milioni i veicoli diesel non-Euro 6d immatricolati in Europa, con un incremento del 12% rispetto al 2018. Questo fa capire quanto il continente europeo, nonostante le direttive sempre più stringenti, sia ancora poco aperto a questo cambiamento.
Cosa possiamo fare per inquinare di meno, allora?
La cosa migliore sarebbe non utilizzare motori a scoppio, ma non tutti possono farlo, ad esempio chi abita in piccoli centri urbani lontano dalla grande città è obbligato ad avere un’auto, come chi lavora e ha nell’auto un mezzo indispensabile.
Di certo cambiare l’auto vecchia e prendere una omologata in questi ultimi anni sarebbe la cosa migliore da fare, si può comprare quindi anche un Diesel EURO 6 o superiore, soldi permettendo.