La Banca centrale europea ipotizza il concreto rischio di una recessione nella zona Euro, considerato che gli indicatori macroeconomici segnalano un possibile peggioramento per i prossimi mesi e nel primo trimestre 2023 a causa di caro energia, guerra in Ucraina, rialzo dei tassi d’interesse e inflazione galoppante.
Alla luce di questo scenario preoccupante, Andrea Enria, presidente del consiglio di vigilanza della Bce (ossia l’Ssm, Single supervisory mechanism) ha detto nei giorni scorsi alla conferenza annuale del Comitato di risoluzione unico (Srb: Single resolution board) che l’istituto di Francoforte sta chiedendo alle banche di “rivedere le loro proiezioni patrimoniali in scenari avversi”. Ha poi aggiunto che la Bce si impegnerà “in un dialogo con loro” e che qualsiasi scenario di razionamento dell’energia o del gas “sarà una sfida significativa”.
Le parole di Enria non sono tanto un invito a uno stop preventivo della distribuzione dei dividendi bancari, i quali erano già stati congelati durante la pandemia su consiglio stesso della Bce, quanto un richiamo alla revisione dei modelli strategici e di simulazione che il sistema bancario, nel suo complesso, adotta.
Ad oggi l’adeguatezza patrimoniale delle banche italiane ed europee è buona, ma è altrettanto vero quanto ha osservato Enria che “i nostri modelli sono il meglio che abbiamo per prevedere il futuro, ma i modelli non fanno altro che prendere il passato per inserirlo nel futuro. I modelli interni delle banche, per esempio, si basano ora sugli ultimi due anni e mezzo che sono stati caratterizzati dai più bassi livelli di insolvenze, e questo porta a una visione del futuro eccessivamente benevola». Ma il numero uno della vigilanza della Bce avverte che attenersi allo scenario base non è più sufficiente, da qui il monito di rivedere le traiettorie di capitale in contesti gravi.
Una raccomandazione che gli istituti di credito farebbero bene ad ascoltare di fronte all’incertezza del futuro prossimo.
In questo contesto di crisi, l’analisi dei dati in possesso delle banche stesse diventa ancor più cruciale per le loro garanzie patrimoniali. A cominciare dall’erogazione del credito.
In questo scenario noi di Save riteniamo che lo sviluppo di modelli di data governance qualitativamente orientati all’emersione delle top class asset quality sia necessario e ne stiamo sviluppando operativamente l’impatto con la nostra suite TigreArm.
Ulteriormente, ricordando come l’impatto alla transizione ecologica in termini di ESG non sia solo un mero esercizio ma ha profondi risvolti pratici con le ormai quotidiane notizie sul razionamento dell’energia e del gas sulle loro esposizioni, come anche riportato da Ssm-Bce che ha scritto alle banche chiedendo di analizzare tali fenomeni.
Questa mossa si sposa sempre con quanto affermato da Enria, secondo cui la Bce sta spingendo “le banche a focalizzarsi di più sulla concentrazione delle esposizioni dei settori più dipendenti dall’energia e più fragili rispetto agli shock energetici, in particolare il settore manifatturiero, e a rivedere le esposizioni delle controparti più esposte all’aumento dei tassi di interesse, come i mutui immobiliari residenziali e commerciali e il credito al consumo».
Mentre sul completamento dell’Unione bancaria europea, sempre in quell’occasione, lo stesso Enria era stato categorico: “Da affrontare ora sono i meccanismi più armonizzati e integrati di gestione delle crisi e un sistema che renda possibile, da parte delle autorità, una gestione più integrata del capitale della liquidità a livello di unione bancaria per i gruppi che operano in maniera transfrontaliera”.
In ambedue le occasioni, gli interventi del capo della vigilanza Bce hanno raccolto il plauso del presidente dell’Abi, Antonio Patuelli: “Enria è molto saggio, ha richiamato tutte le banche d’Europa a essere prudenti e lungimiranti in termini di solidità patrimoniale. Penso che come banche in Europa siamo allenati alle emergenze e quindi è un invito che accogliamo con responsabilità e condivisione”.
Il mancato completamento dell’unione bancaria da parte dell’Eurogruppo, lascia invece delusa la presidente del Comitato di risoluzione unico, Elke Konig: “Non è ciò che l’Srb e molti altri avrebbero auspicato”. Ma purtroppo fra i governi non c’è accordo sul regime unico di garanzia dei depositi, mentre Italia e Germania non hanno ancora ratificato il trattato del Meccanismo europeo di stabilità, il quale avrà un ruolo importante nella risoluzione bancaria.
di: Roberto Savelli