Prima stesura: 20 dicembre 2018
Finito il Comunismo contro il Fascismo, quali sono le 2 grandi aree ideologiche politiche che si vanno delineando in uno spettro di azione mondiale? I sovranisti / populisti contro i globalisti / progressisti, sembrano rispondere a questa richiesta del mercato politico attuale.
I sovranisti di oggi sono i nazionalisti di ieri? La destra di oggi sono i conservatori di ieri?
I progressisti di oggi sono la sinistra di ieri? E gli europeisti ed i globalisti di oggi sono i liberali di ieri?
A Noi di Economia Italia sembra proprio di sì.
Questo lo si vede dalle varie vicende politiche che ci sanno facendo entrare nella 2a decade di questo 2.000.
Sovranismo: in principio era il nazionalismo di Putin
Putin è il più importante personaggio politico di questo inizio di secolo. Certamente è quello vincente. Putin ha vinto la sua sfida interna ( con oltre l’80% di preferenze tra i suoi elettori) e sta facendo bene con la sua sfida esterna, è il politico internazionale più amato dal popolo e più temuto dagli altri governanti.
Non ci metteremo qui ad analizzare i suoi discutibili metodi, inaccettabile per gli standard democratici occidentali, ma perfettamente in linea con la nuovissima democrazia in Russia, un paese dove , sottolineiamo non c’era mai stata la democrazia prima del 1990.
Putin è riuscito a riprendere per i capelli un paese allo sfascio dove l’anarchia e i particolarismi sembravano aver preso piede e in nome del nazionalismo russo, della patria e del capo forte supremo che difende la patria dalle forze esterne ( narrativa cara al popolo russo) è riuscito nel suo intento, addirittura andando ad influenzare gli altri proprio con quei nuovi strumenti ( internet, il trolling ) che gli hanno permesso di solidificare il potere interno.
Putin ha ispirato molti politici nel mondo, ma quelli che interessano direttamente noi sono i politici della Brexit , Trump e gli altri politici europei primi tra tutti quelli italiani cioè Salvini e il M5S.
Ovviamente Putin non crede al sovranismo se non al suo, visto come si è comportato in Cecenia e in Ucraina, solo per dirne due. Putin guida l’Impero Russo che oggi è molto debole economicamente ma vede la sua forza militare immutata e la sua forza politica all’estero non ai livelli della vecchia URSS ma sicuramente molto, molto importante. E’ e rimane una delle 3 potenze più importanti a livello globale insieme a Stati Uniti e Cina.
L’Europa? Guarda, visto che non riesce ancora a trovare un’unione politica.
La fine del comunismo reale e l’inizio dei partiti progressisti liberali in Italia
NB: articolo in via di aggiornamento.
Sovranisti Populisti Contro Progressisti Europeisti Globalisti
Nel 1989 cade il muro di Berlino.
Il paese occidentale più comunista di tutti, cioè l’Italia sembra non accorgersene.
Il Partito Comunista Italiano cambia nome ma non cambia persone.
Attenzione: cambia nome solo perchè travolto dagli scandali di tangentopoli, non certo per la vergogna di portare un nome “comunista” che è anche simbolo di massacri. Se non ci fosse stata ancora tangentopoli in Italia al posto del PD nel 2018 ci sarebbe il PCI, senza ombra di dubbio.
Una volta cambiato il nome 2 o 3 volte all’inizio degli anni 2000 sembrava che con PD tutti fossero d’accordo.
Un partito democratico di sinistra. Purtroppo in Italia per “sinistra” si intende socialista, o addirittura comunista.
Attuare una politica socialista o comunista in Italia e chiamarla “politica di sinistra ” in Italia non è possibile come – ora come ora – non è possibile in nessun paese occidentale, se non si vuol fare la fine del Venezuela, dove, nonostante sia il paese con più petrolio al mondo la gente fa la fame al punto che intere popolazioni partono a piedi e lasciano il paese.
Il PD ha cercato di fare il partito democratico progressista liberale di sinistra. Cioè ha cercato di fare politiche per lo sviluppo di tutta la società , non solo a favore dei più poveri ma anche delle aziende, bypassando così la lotta di classe, un concetto del 900 che forse andava bene a quell’epoca ma che oggi.
Chi più di tutti ha cercato di trasformare un partito ancora troppo comunista che aveva solo il marchio PD è stato Renzi. Forse troppe aspettative si sono riversate su questo ragazzo non ancora 40 enne e , inevitabilmente molti ci sono andati sbattere.
Tutta colpa di Renzi?
Si voleva tutto subito: un Governo Renzi che avrebbe dovuto far ripartire l’Italia dalla crisi economica, che avrebbe dovuto gestire la vera e propria invasione di 150 mila profughi all’anno che arrivavano dall’Africa per cercare fortuna in Europa, che avrebbe dovuto fermare il terrorismo islamista dilagante.
Più che un Premier, sarebbe servito un super eroe della Marvel.
Il suicidio politico della Merkel e di Renzi con i migranti
La Merkel dal canto suo dal 2015 in poi ha fatto dei danni enormi in tutta Europa: per fini elettorali infatti ( all’epoca andava molto di moda salvare profughi siriani che scappavano dalla guerra) iniziò a fare arrivare MILIONI di profughi dalla Siria: decine di migliaia di persone senza documenti. di cui non si sapeva nulla, se fossero state brave persone o malintenzionati, una decisione che portò a riempire l’Europa di profughi a far fare ad altri paesi la stessa cosa per “essere più bravi e buoni” ( vedi Renzi e gli accordi internazionali per far arrivare in Italia i profughi trovati in mare anche a 12 km. dalla costa libica).
Un suicidio politico che ha portato alla rinascita di un partito filo nazista in Germania ed ad un sentimento di xenofobia in Italia, ben cavalcato da Salvini, le altre forze di destra e il M5S.
Non prima che gli inglesi, impauriti per la vera e propria invasione del proprio paese ( la costruzione di 5.000 moschee a Londra) decidessero peer la Brexit.
Ovviamente tutto questo malumore fu acuito, accentuato e divenne comune anche grazie agli attentati terroristici in Europa da parte degli islamisti, con cadenza quasi settimanale. Attentati che dal 2001 non furono mai cessati, ma che videro gli anni dal 2014 al 2017 dei veri e propri massacri quasi settimanali con una sensazione di insicurezza diffusa e percepita dalla stragrande maggioranza della popolazione non solo italiana, ma anche del resto dell’Unione Europea.
Democrazia e consumismo, cioè voglio tutto e subito
I limiti della democrazia senza intermediari. ma io direi della democrazia fatta ideologia. Volere non è potere ma chi lo racconta ad un mondo in cui le persone sono rimaste incantate dal consumismo? Il consumismo ci ha insegnato come volere è potere e che la fantasia è al potere. Peccato il consumismo abbia a che fare col mondo delle cose, e abbia il denaro a fungere da principio di realtà , mentre la politica ha a che fare con gli uomini (e a qualsiasi desiderio o delirio solo il voto sembrerebbe limite).
Non so il percorso, ma il risveglio da questa sbronza sarà tragico.
IL POPULISMO E’ IL VELENO, LE GRANDI CITTA’ MULTIRAZZIALI SONO L’ANTIDOTO
(Da: World Economic Forum)
Gli stati nazione più potenti del mondo stanno flirtando con un conflitto catastrofico. Che si tratti di Europa, Asia o Medio Oriente, per la prima volta dagli anni ’60 ci troviamo di fronte a una reale possibilità di confronto nucleare. Con gli stati nazione distratti, anche la minaccia di cambiamenti climatici irreversibili incombe.
L’ansia globale alimenta la crescita dei movimenti nazionalisti, incoraggiati dal ritmo del populismo. I partiti anti-immigrati e anti-establishment stanno capitalizzando l’inquietudine pubblica, guadagnando punti fermi nei sistemi politici di tutto il pianeta. Ma per quanto allarmante tutto questo suoni, ci sono opportunità per evitare potenziali disastri.
Uno dei più potenti antidoti al populismo è proprio di fronte a noi. Molte delle città del mondo stanno rioccupando attivamente la politica, l’economia e l’azione ambientale dal basso verso l’alto. Alcuni di loro stanno costruendo una visione positiva, inclusiva e plurale del futuro, anche se i leader nazionalisti spacciano la paura, chiudono i confini e costruiscono muri. “Le città sono l’avanguardia della cosmopoli globale”, sostiene Timothy Garton Ash, professore di studi europei presso l’Università di Oxford, “con persone di ogni luogo – ogni fede, lingua, cultura – vivono e lavorano a guancia, gli stereotipi del ‘Altro’ propagandato dal populismo è smentito dall’esperienza quotidiana. ”
Le città plurali giocheranno un ruolo critico nel determinare se l’umanità sopravvive a questo secolo o no.
Le radici economiche del populismo
Abbiamo visto la fusione dell’ultra nazionalismo e del populismo di destra in passato. Non è finita bene. Il mondo sta di nuovo entrando in un periodo facilmente riconoscibile come pre-autoritario e fascista. E la posta in gioco non potrebbe essere più alta. Il futuro della democrazia liberale è in bilico come negli anni ’30.
Il populismo nazionalista aumenta durante i periodi di volatilità economica. Quest’ultima ondata è un sottoprodotto degli spaventosi eccessi del capitalismo finanziario, che culmina nel disastro abitativo del 2008 e nelle sue scosse di assestamento che continuano fino ad oggi. La reazione politica si sta facendo sentire.
Mentre la globalizzazione ha portato benefici ad alcuni, lo scambio accelerato di persone, beni e idee ha anche posti di lavoro eviscerati e ha contribuito a un’estrema disuguaglianza. Quelli lasciati indietro hanno visto i loro stipendi ristagnare e profondamente risentirsi delle élite che ritengono responsabili.
Identità sotto minaccia
Il populismo non è solo alimentato dalle ansie economiche, ma anche dalle tensioni culturali. Con il suo stesso design, la globalizzazione minaccia le identità essenzialiste. Il ciclo di notizie di 24 ore aggrava queste paure. Le popolazioni urbane e rurali sono sempre più al mondo quando si tratta di valori e priorità . I social media amplificano drammaticamente la polarizzazione tra vari gruppi.
Ciò che distingue il momento presente dal passato è la scala. I processi economici, sociali e tecnologici stanno accelerando e frantumando i confini di ciò che gli individui possono assorbire e capire. La tentazione di ritirarsi in soluzioni semplicistiche offerte da uomini forti carismatici è comprensibile.
Nuovi arrivi
I dati demografici offrono un’altra convincente spiegazione del recente aumento del populismo dal Regno Unito e dagli Stati Uniti a Francia, Italia, Germania e Polonia. Il populismo prospera in aree semi-urbane e rurali dove le popolazioni native sono in declino, e meno nelle crescenti città cosmopolite. In effetti, le grandi maggioranze dell’elettorato delle piccole città hanno votato per Trump o per la Brexit , mentre le grandi città hanno votato nella direzione opposta.
In tutto il Nord America e in Europa, i modelli migratori si stanno spostando dalle grandi metropoli affaccendate alle città di piccole e medie dimensioni dove la popolazione locale è più etnicamente omogenea. Anche gli aumenti più incrementali dei nuovi arrivati ​​in queste aree possono apparire drammaticamente più alti (rispetto ai loro residenti) di quanto non siano in realtà .
L’afflusso di popolazione improvvisa è in genere una conseguenza delle politiche elaborate dal governo centrale. Tuttavia, raramente sono accompagnati da un’iniezione parallela di risorse per attenuare gli impatti dell’immigrazione sui servizi locali, dalle scuole agli ospedali. Ciò a sua volta può portare a distorsioni nel modo in cui le persone percepiscono l’immigrazione – e la percezione è importante perché può alimentare le braci del populismo.
L’estensione della sovra stima delle popolazioni musulmane è un esempio calzante. La maggior parte degli americani crede che il 17% della popolazione statunitense sia musulmana quando la percentuale effettiva è solo dell’1%. I residenti del Regno Unito ritengono che il 21% della popolazione sia musulmana quando la percentuale effettiva è più vicina al 5%. La maggior parte delle popolazioni europee sopravvaluta anche la popolazione musulmana del loro paese da tre a cinque volte. Questo tipo di punti di vista non sono limitati ai musulmani o all’Europa occidentale.
Se le città devono sconfiggere il populismo, hanno bisogno di sapere di cosa si tratta. Secondo Jan-Werner Muller di Princeton, al centro del populismo c’è un profondo rifiuto del pluralismo. È animato da due idee di base: l’opposizione alla diversità e il rifiuto del cosiddetto establishment. I populisti sostengono che gli stranieri minacciano il modo di vivere nazionale e che “il popolo” ha bisogno di escludere gli estranei. L’antitesi della gente è stranamente migranti.
Quindi, come le città multirazziali possono reagire?
In realtà , molti di loro lo sono già . La maggior parte delle città accoglie istintivamente differenze, disaccordi e diversità . Come sottolinea Timothy Garton Ash, questo è fondamentale. “Poche cose sono più importanti per combinare la libertà e la diversità delle interazioni quotidiane in strada, sul posto di lavoro, nel caffè”, dice. “Piccole cortesie si integrano, piccoli allentamenti alienati. In questo senso, ciò che fanno i normali residenti delle città può essere tanto importante quanto qualsiasi cosa fatta dai leader politici e degli affari “.
Per secoli hanno dovuto costruire forme sofisticate di alloggio per sopravvivere. Da Toronto e Kuala Lumpur a Sao Paulo e Singapore, questa idea di coesistenza urbana è intrinseca al loro senso di appartenenza. Come fa notare Timothy Garton Ash
Questo sentimento di città è un buffer per le nozioni di nazionalismo. Come spiega Ivo Daalder del Chicago Council on Global Affairs, “Viviamo in un mondo non più diviso tra sinistra e destra, liberale e conservatore, ma aperto e chiuso. Le città – e in particolare le grandi città globali – sono l’avanguardia dell’apertura, spingono verso frontiere aperte, mercati aperti, società aperte e menti aperte. Queste città sono la nostra migliore difesa contro il nazionalismo chiuso e il populismo che infetta le nostre società “.
La città plurale
Forse non è così sorprendente. Le città sono il crogiolo della politica democratica. Hanno sempre sperimentato tensione e conflitto. Ma sono anche il luogo in cui sono nati virtualmente tutti i movimenti sociali progressisti moderni. L’architetto del Parlamento Globale dei Sindaci , Benjamin Barber, vede “le nazioni come parrocchiale e meschine – sono avversarie del cambiamento e del progresso – mentre le città sono conservatrici del multiculturalismo , tolleranza e società aperta “.
Più è plurale la città , più è sicura. I populisti costruiscono regolarmente i migranti come una minaccia alla sicurezza. Spronato dal giornalismo sensazionalista, c’è una diffusa convinzione che i migranti commettano più crimini dei locali. Per essere sicuri, dove i servizi per assistere e integrare i migranti sono scarsi, il rischio di reati può aumentare. Ma la realtà è che i migranti hanno meno probabilità di essere coinvolti nella criminalità rispetto ai residenti a lungo termine.
Le città con grandi concentrazioni di residenti nati all’estero tendono ad avere livelli di criminalità più bassi rispetto alle città senza popolazione mista. Nel Regno Unito, per ogni aumento dell’1% della migrazione, vi è una diminuzione dello 0,4% della criminalità urbana. Nella maggior parte delle città europee, i migranti di prima generazione hanno quasi la metà delle probabilità di commettere reati come migranti di terza generazione. I migranti hanno anche il doppio delle probabilità di avviare attività commerciali come i loro vicini nativi.
Anche le città stanno iniziando a flettere i muscoli sulla scena internazionale. Ad esempio, il Patto Globale dei Sindaci appena creato promette di espandere notevolmente il peso delle città . Il Patto prevede di mobilitare oltre 7.100 città da 119 paesi che rappresentano oltre 600 milioni di persone. I firmatari stanno impegnando risorse per raggiungere una società a basse emissioni di carbonio. Molti altri sicuramente seguiranno.
Un’influenza crescente
Oggi i sindaci sono spesso l’avanguardia del movimento per costruire città più sicure, più vivibili e accoglienti. C’è una buona ragione per cui i leader municipali stanno intensificando la loro diplomazia cittadina e le loro autorità nazionali. Secondo la C40 , le principali nazioni del mondo hanno solo cinque anni per spostarsi verso un’economia a basse emissioni di carbonio se desiderano evitare l’innalzamento della temperatura globale oltre i 2 ° C. La posta in gioco non potrebbe essere più alta.
Tuttavia, anche quando la scienza sui cambiamenti climatici viene accettata, i politici nazionali si muovono a un ritmo glaciale. Come hanno dimostrato i 200 sindaci che hanno ospitato un summit sul clima durante la Conferenza di Parigi sul cambiamento climatico del 2015, le reti tra le città esercitano una notevole influenza. Barber è fermamente convinto che “la sovranità urbana ei diritti delle città sono la chiave del cambiamento progressivo e della resistenza”.
Le città stanno ricablando i circuiti degli affari internazionali. Città diverse come Bangalore, Hong Kong e Londra dipendono dalla migrazione internazionale e interna per prosperare. Il sindaco di Los Angeles, Eric Garcetti, sostiene che “la grande forza delle nostre città sono i migranti e gli immigrati che costituiscono la spina dorsale della loro economia e sicurezza”. Se le città che soffrono delle angosce della globalizzazione stanno rimbalzando più forti di prima .
Città come santuari
Le città dovranno iniziare a diventare più proattive e prendere la lotta per il populismo. Ciò significa affrontare e sconfiggere le ideologie populiste nella pubblica piazza . Ciò di cui abbiamo bisogno è un dibattito aperto su migrazione e integrazione, e una forte argomentazione per i benefici (e rischi) del pluralismo. Secondo Matthew Goodwin dell’Università del Kent , escludere i populisti dal dibattito pubblico può effettivamente spingerli ad adottare posizioni più estremiste.
Un modo promettente per sconfiggere il populismo è attraverso la creazione delle cosiddette “città del santuario”. Questi sono comuni che sviluppano politiche e programmi pro-migrazione . Mentre non esiste un elenco ufficiale, ci sono circa 300 città simili negli Stati Uniti da soli. Città come New York e San Francisco hanno raddoppiato il loro impegno nello status di santuario, anche se la nuova amministrazione statunitense sta minacciando di tagliare i fondi federali.
Le città possono anche diventare più proattive nell’integrare i nuovi arrivati. Le 130 città che formano la rete EuroCities chiedono a gran voce maggiori poteri per rispondere alla crisi dei rifugiati della regione. E mentre politicamente rischiosi, i sindaci da Colonia a Stoccolma stanno facilitando un dibattito pubblico su come gestire l’indurimento degli atteggiamenti nei confronti degli immigrati sulla scia delle aggressioni sessuali.
Al centro della città plurale ci sono strategie che incoraggiano l’interazione e lo scambio tra diversi gruppi di identità . Questo perché un maggiore contatto può ridurre i pregiudizi che alimentano il populismo e aumentano la tolleranza e la resilienza. Le città plurali sono fondamentalmente sensibili ai migranti e arene che moderano sia la creatività che i conflitti.
Il futuro appartiene alle città , non agli stati nazionali. Più della metà del mondo vive già in uno. Ma le città in più rapida crescita in Africa e in Asia – dove arrivano ogni mese 5 milioni di estranei – sono proprio quelle meno preparate. Una delle grandi sfide del 21 ° secolo sarà assicurare che le città di domani siano progettate per essere plurali. Ciò significa costruire intenzionalmente infrastrutture e servizi equi e rispettosi del clima, con il benessere dei nuovi arrivati ​​in mente.